Il Perù si trova nel caos più totale dopo che si sono riaccese prepotentemente protesta contro l’arresto e la destituzione di Castillo, che è in realtà non si sono ma mai del tutto fermate, ma che sono andate via via crescendo fino ai nuovi scontri con le forze dell’ordine che hanno Ehi portato, oltre che alla Ehi crisi politica attuale anche a una crisi economica e a un’instabilità che sta crescendo di ora in ora. Cusco e stata teatro di una battaglia tra manifestanti e forze dell’ordine molto intensa che ha portato il disordine, morte e molti feriti.
Il Perù si è trovato travolto dall’ondata di rivolta causata dalla destituzione dell’ex presidente Castillo che è accusato di azioni incostituzionali e di un tentato golpe, dopo aver dichiarato in diretta tv lo scioglimento delle Camere e l’avvio di un governo di emergenza. Per questo è stato tratto in arresto e dovrà scontare una pena pari a 16 mesi di reclusione stabilita dalla Corte Suprema peruviana. La fuga tentata verso l’ambasciata messicana a Lima ha peggiorato la situazione e la tensione è cresciuta, maggiormente nel momento in cui sono sorti i dubbi riguardo all’autenticità del discorso fatto da Castillo, è più che altro, in merito al fatto che sembrasse un piano architettato e studiato non da lui. Ora la nuova presidente Dina Boluarte è indagata per genocidio a seguito degli ultimi avvenimenti accaduti in territorio peruviano.
Il 7 dicembre l’allora presidente del Perù Pedro Castillo ha fatto un discorso alla Nazione in diretta tv, dove chiedeva lo scioglimento delle Camere e l’avvio di un governo d’emergenza. Tutto questo senza il minimo accordo con i suoi stessi ministri e senza consultare nessuna parte politica a lui vicina. La notizia inizialmente ha gettato nel caos le autorità e anche gli esponenti e sostenitori di Castillo, che hanno ritenuto incostituzionale l’azione e lo hanno inizialmente criticato duramente.
Man mano che le ore passavano, però, si è insinuata l’ipotesi che l’ex capo di Stato sia stato obbligato al discorso e che non sia stato frutto della sua volontà. Già dal tentato colpo di Stato la popolazione si è riversata per le strade della Nazione preoccupata di questa destabilizzazione politica e di ciò che ne poteva scaturire, data la crisi già presente è preoccupante. Dopo l’arresto del politico si è creato un malcontento generale, tra i suoi sostenitori che ha generato proteste e rivolte, che sono man mano cominciate a diventare sempre più pericolose e, per questo, le autorità governative hanno richiesto l’intervento delle forze militari. Sono nati numerosi posti di blocco creati dai manifestanti che hanno bloccato la circolazione ai confini, per creare disagio e farsi ascoltare, dato che non riconoscono a carica della nuova presidente bolu arte e vogliono elezioni anticipate.
Elezioni anticipate che in realtà sono arrivate dato che quelle previste per il 2026 sono state spostate ad Aprile. La popolazione però manifesta la propria rabbia per istituzione che, a loro avviso virgola non tutelano l’individuo e pensano a compiere giochi di potere piuttosto che attuare manovre mirate al benestare dei cittadini.
Dopo un intervento massiccio dei militari peruviani sembrava che la situazione fosse tornata leggermente sotto controllo ma, in realtà, il malcontento è continuato a crescere e si è riversato negli scontri che si sono verificati ieri nella città di Cusco.
Si sono accesi scontri pesantissimi tra manifestanti e polizia nella città di Cusco, che è il capoluogo dell’omonima provincia peruviana. I cittadini in rivolta hanno tentato di raggiungere l’aeroporto del Paese. Le forze dell’ordine impedito con fermezza la loro avanzata, anche a bordo di autoblindo e stemperando la tensione alle stelle con proiettili di gomma e gas lacrimogeni per rispondere al lancio di pietre e oggetti contundenti.
I media locali rivelano che la situazione è complicata e il clima estremamente teso. Gli agenti hanno dovuto intensificare la forza per sedare i rivoltosi, che non si arrestavano nemmeno davanti a ferite e lacrimogeni.
Gli scontri a Cusco sono avvenuti in diversi quartieri e emerge che, nella serata di ieri, il leader della comunità di Anansaya Urinsaya Ccollana de Anta, Remo Candia Guevara è stato raggiunto da un proiettile ed ha perso la vita dopo un intervento chirurgico in un ospedale cittadino.
I manifestanti chiedono a gran voce lo scioglimento del Parlamento ma sopratutto le dimissioni della presidente Dina Boluarte. Chiedono elezioni generali immediate e non si esclude che cercheranno di raggiungere Lima. I morti sono ora 47 ma la popolazione sembra non voler indietreggiare. Molti sostenitori di Castillo provengono da cittadine poverissime e remote ma ciò nonostante si sono organizzati per creare scompiglio e sostenere la loro ideologia politica e l’ex insegnante rurale che rappresenta la loro filosofia di vita e può comprendere la loro situazione sociale.
Ora la Procura generale peruviana ha annunciato l’avvio di un’indagine contro la presidente Boluarte ma anche contro il primo ministro Alberto Otárola e i ministri di Interno e Difesa, Víctor Rojas e Jorge Chávez, per l’ipotesi del reato di genocidio, omicidio colposo e lesioni gravi.
L’ufficio del procuratore Patricia Benavides, rivela oggi La Republica, ha ordinato l’inizio delle indagini dopo aver registrato ufficialmente i 17 morti. A seguito di scontri lunedì tra forze militari e antigovernativi a Juliaca, nella regione meridionale di Puno, la tensione è aumentata sfociando poi nelle rivolete violentissime di Cusco e ora i media si chiedono se la prossima città sarà Lima ma nel frattempo l’attenzione istituzionale è altissima.
Sembra che la democrazia sia a rischio in Perù così come in Brasile, dato il recente assalto al parlamento, ma anche in Bolivia la situazione ha preso una piega molto simile.
Anche il Brasile sta attraversando momenti di tensione e dopo il recentissimo attacco da parte dei pro Bolsonaro al Parlamento e alle istituzioni di Brasilia. Dopo la vittoria di Lula alle elezioni presidenziali il Brasile ha visto una netta spaccatura del popolo, che ha portato poi i sostenitori del leader di destra a manifestare perché non hanno accettato la sconfitta di Bolsonaro.
Lula ha ottenuto con democrazia la sua carica votato e scelto dal popolo brasiliano.
Tutte le più alte cariche collegate alla difesa e sicurezza del Brasile sono state destituite e si cercherà di andare avanti, con un’impronta differente senza più lasciare spazio alla violenza.
In Bolivia, le forze dell’ordine hanno arrestato a fine dicembre il governatore di Santa Cruz Luis Fernando Camacho. L’arresto dell’unico leader dell’opposizione ancora attivo sulla scena politica boliviana ha provocato enormidisordini.Camacho è uno dei principali responsabili del della rivolta popolare del 2019 contro Evo Morales. Ora è stato tratto in arresto dopo essere stato accusato di terrorismo durante il corso del processo denominato “Golpe de Estado 1”.
Oltre al politico sono rimasti coinvolti tutti i leader dell’opposizione, tra cui la ex presidente Jeanine Añez che è stata condannata lo scorso giugno ad altri dieci anni di reclusione. Tuttavia decine di migliaia di persone chiedono a gran voce il rilascio del governatore di Santa Cruz e dei 183 prigionieri politici fatti incarcerare dal governo del MAS o Movimento al Socialismo.
Situazioni politiche che non rispecchiano la volontà di gran parte dei cittadini, che reagisce contro le istituzioni in maniera insolita e c’è chi insinua, tra i media sudamericani , che dietro ci siano organizzazioni che vanno oltre alle singole istituzioni di ogni stato e che voglio creare una coalizione di destra compatta per prendere, anche con la violenza, il comando delle nazioni latine e improntare una linea comune che crei coesione e cooperazione per dominare in maniere assoluta.
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