Peste suina: due maiali d’allevamento sono stati colpiti dalla malattia. Continua l’emergenza sanitaria nella regione.
Infettati due maiali di allevamento in Lazio: continua l’emergenza della peste suina che ora si estende anche ai capi di bestiame, oltre che hai cinghiali.
La Coldiretti: “Sono 50 mila i suini a rischio“. Si pensa, infatti, di abbattere, in via preventiva, gli animali colpiti dalla malattia, al fine di evitare che si diffonde ad altri animali e provocare danni al settore suinicolo, già in allerta per questa problematica.
Due maiali d’allevamento sono stati colpiti dalla peste suina. I due casi di positività – rivelati nel Lazio – saranno prontamente abbattuti al fine di evitare che la malattia si diffonde ad altri capi di bestiame.
L’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, ha affermato che “La peste suina provocata dai cinghiali entra in un piccolo allevamento della zona perimetrata. Sono stati rilevati infatti due casi di positività. Tutti i capi saranno immediatamente abbattuti da parte dei servizi veterinari della Asl ed è in corso la riunione della task-force“.
La malattia colpisce i maiali e cinghiali, per i quali è letale. Nessun allarme per la salute dell’essere umano, né per la bontà della carne già tagliata e immessa nel mercato della grande distribuzione.
È ciò che sostiene Coldiretti, la quale sottolinea che “l’introduzione di misure di sostegno per il settore suinicolo al fine di tutelare il reddito degli allevatori ma anche intervenire per un deciso contenimento della popolazione dei cinghiali che rappresentano il vettore di trasmissione della malattia“.
A tal scopo, è necessario, secondo l’organizzazione di categoria, intervenire effettuando la modifica dell’articolo 19 della legge 157/1992, al fine di semplificare le procedure per l’attuazione di piani di abbattimento sostenuti dalle regioni, mediante “l’introduzione di misure di sostegno per il settore suinicolo al fine di tutelare il reddito degli allevatori ma anche intervenire per un deciso contenimento della popolazione dei cinghiali che rappresentano il vettore di trasmissione della malattia“.
Tali misure dovrebbero essere messe in atto al fine di evitare l’allargamento dell’emergenza legata alla peste suina ad altri capi di bestiame: ciò infatti – come sottolinea la Coldiretti – potrebbe recare danni al settore nonché alle “aree ad elevata vocazione produttiva con il conseguente pregiudizio economico che potrebbe discendere per la filiera agroalimentare e l’occupazione in un settore strategico del made in ltaly“.
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