L’acqua italiana è infestata di pesticidi. L’ultimo Rapporto nazionale stilato dall’Ispra, un documento che raccoglie e rielabora tutti i dati provenienti da Regioni e Agenzie regionali, e pubblicato dall’Istituto per la protezione ambientale, rivela come un cocktail dagli effetti ancora sconosciuti di questi pesticidi infestino l’acqua che utilizziamo per lavarci e in molti casi anche dissetarci. Non bastasse l’allarme arsenico periodicamente lanciato in alcune zone d’Italia, ecco dunque che nei corpi idrici del nostro Paese vengono trovate tracce di altre sostanze potenzialmente nocive per la nostra salute.
Il Rapporto si riferisce nello specifico alle indagini svolte nel periodo 2011-2012, sia nei condotti superficiali che quelli sotterranei: secondo quanto emerge dalle analisi vi sarebbero 175 sostanze differenti presenti nell’acqua, nella maggior parte dei casi erbicidi il cui utilizzo diretto sul suolo, soprattutto se impiegati in concomitanza ad intense precipitazioni, agevola l’assorbimento direttamente nelle acque. Tra le molecole potenzialmente tossiche e dai nomi non sempre facilmente pronunciabili emerge in particolar modo l’atrazina: benché sia stata ufficialmente messa al bando nel 1992, risulta presente in particolare nelle acque sotterranee, mentre a livello nazionale è rilevata in 134 punti con valori sopra al limite di 0,1µg/l.
Se da un lato le concentrazioni di pesticidi rilevate siano spesso basse, e dunque non dovrebbero in teoria fare insorgere complicazioni per la salute dei cittadini, a preoccupare è l’estesa diffusione, giacché quetsto cocktail di pesticidi è risultato presente nel 56,9 per cento dei 1.355 punti di monitoraggio delle acque superficiali: il superamento dei limiti di qualità ambientali è stato determinato dal glifosate e il suo metabolita AMPA, il metolaclor, il triciclazolo, l’oxadiazon, la terbutilazina e il suo principale metabolita. Le acque sotterranee risultano invece contaminate al 6,3 per cento dei 152 punti di monitoraggio: oltre alla già citata atrazina, rinvenute tracce di bentazone, metalaxil, terbutilazina e desetil-terbutilazina, oxadixil, imidacloprid, oxadiazon, bromacile, 2,6-diclorobenzammide, metolaclor. Il dato per regione risulta disomogeneo, con una maggior concentrazione in Veneto e pianura padana del mix di erbicidi, ma tra i campioni analizzati vi sono meno coperture da parte delle regioni meridionali, con i casi estremi di Molise e Calabria, dove non è pervenuto alcun dato. Restano gli interrogativi sulle conseguenze di queste pesticidi sulla salute, visto che al momento sono pressoché sconosciuti alla scienza.