Pfizer e Moderna faranno degli studi sui rischi cardiaci dei vaccini per il Covid

Pfizer e Moderna abbiamo imparato a sentirle nominare quotidianamente da quando i vaccini per il Covid sono entrati a far parte della nostra routine e delle nostre vite. Ora le due aziende farmaceutiche vogliono vederci chiaro sui reali rischi cardiaci associati alle somministrazioni e a rischiare di più potrebbero essere stati i giovani.

Vaccino Pfizer
Il vaccino anti Covid di Pfizer – Nanopress.it

Il 2020 sarà ricordato da tutti come l’anno in cui il Covid è piombato a piedi pari nelle esistenze di tutti i cittadini con le sue infezioni, i ricoveri, i lockdown e tutto ciò che è seguito. Poi sono arrivati i vaccini e la musica è cambiata, ma molti fin da subito si sono chiesti quale sarebbe stato il costo, sicuramente non in termini economici, ma per quanto riguarda gli effetti collaterali e/o le conseguenze immediate delle somministrazioni. Nel prossimo futuro potremmo saperne di più e con più certezza.

Il vaccino per il Covid è un’arma essenziale che non ha ammesso compromessi

Saliamo insieme sulla macchina del tempo e arriviamo a febbraio 2020, quando il Covid ha deciso di rinchiuderci in casa, infettare, togliere il respiro e poi la vita. No, non vogliamo traumatizzarvi ulteriormente, ma semplicemente ricordarvi da dove siamo partiti per poi dirvi dove vogliamo arrivare.

Sì, perché in una situazione di quel tipo, con un sistema sanitario congestionato e ormai allo stremo delle forze, c’era poco da stare lì a pensare, a riflettere, a testare più e più volte. La necessità era di avere un vaccino, o più vaccini, che potessero arginare il problema e restituirci la nostra vita. Inizialmente si parlava di tre – i più pessimisti dicevano addirittura cinque – anni. E invece no. In tempi record, ecco il siero. E quelli di Pfizer e Moderna, seppur con tecnologie e modalità differenti, sono stati etichettati come i più affidabili, o meglio come i vaccini in grado di garantire maggior protezione.

Vaccino
Vaccino – Nanopress.it

Ora siamo nel pieno della campagna vaccinale e antinfluenzale, con il rischio di una triplendemia dietro l’angolo e di impennata di casi Covid prima di Natale, come un anno fa. Favorita anche dal clima ostile dell’inverno, come per tutti i virus. È chiaro che, in questo momento storico, non ce la passiamo benissimo, ma intanto alcuni passi importanti sono stati fatti e il Covid, nuove varianti sconosciute a parte, si sta lentamente avviando verso un’endemia che ci libererebbe una volta per tutte del problema.

Però, è anche arrivato il momento di approfondire i possibili effetti a lungo termine di ciò che abbiamo vissuto e, in molti casi, provato sulla nostra pelle. Se per il virus in sé e per sé, diversi studi sono già stati avviati, ora anche le grandi aziende farmaceutiche sono pronte a fare luce sugli effetti indesiderati a lungo termine dei vaccini che hanno messo in commercio e che poi ci sono stati somministrati.

Pfizer e Moderna avviano uno studio per verificare i danni a carico del cuore

Alt, lo precisiamo subito. Qui non si vuole mettere in dubbio l’efficacia o la necessità di vaccinarsi, anzi. Soprattutto nel momento in cui i casi imperversavano e il sistema sanitario era al collasso, francamente non c’erano tante alternative, se non garantirsi uno scudo immunitario che è stato poi effettivamente una barriera in più per il virus, soprattutto per proteggerci dalla malattia in forma grave.

sede Pfizer
La sede di Pfizer di Ascoli Piceno – Nanopress.it

Adesso, però, alla fine del 2022, è importante capire se ci potrebbero essere a lungo termine dei danni a carico del cuore, soprattutto sotto forma di infiammazioni, per tutti coloro a cui è stato somministrato il vaccino. Per questo Pfizer e Moderna avvieranno degli studi per verificare l’insorgenza di miocarditi e altre tipologie di infiammazioni o problemi cardiaci. A riferirlo è stata l’emittente televisiva “Nbc News”. Ovviamente, dal punto di vista delle aziende è tutto in regola, visto che la Food and Drug Administration (Fda), ormai due anni fa, ha dato l’ok all’utilizzo dei sieri in questione egli Stati Uniti, mentre in Europa a dire di sì è stata l’Ema. I test per verificare gli effetti collaterali a lungo termine, di cui si era già parlato ma per cui non sono ancora presenti dei veri e propri dati dirimenti, dovrebbero durare cinque anni.

I problemi potrebbero essere soprattutto a carico dei giovani, o meglio è importante accertare che rischi si corrono nel corso degli anni. Pfizer, infatti, ha scelto la Pediatric Health Network per avviare i preparativi preliminari ai test clinici tesi: si procederà verificando l’incidenza dei possibili rischi legati al suo vaccino. La medicina basata sulle evidenze, però, può partire da un presupposto: si è notata la presenza di un maggior numero di infiammazioni cardiache proprio nei pazienti più giovani. Non resta, dunque, che aspettare e capire cosa potrebbe riservarci il futuro e soprattutto in che forma si arginerebbe il problema.

Tutto ciò, comunque, non vuol dire affatto frenare sul fronte delle vaccinazioni, certamente non in questo momento storico. Infatti, il Comitato per i farmaci a uso umano (Chmp) dell’Ema ha approvato il vaccino bivalente Pfizer contro il Covid anche per i bambini la cui età rientra nel range dai cinque agli undici anni. Si tratta di una notizia importante, soprattutto se pensiamo a tutti quei ragazzi che frequentano la scuola e che da quest’anno non utilizzano neanche la mascherina, se davvero ha impatto sugli eventuali contagi in quel contesto sociale.

Il vaccino bivalente è aggiornato alla sotto-variante BA.4/BA.5 e la notizia è già stata data dalle due aziende. Ora si aspetta soltanto la Commissione Europea, che dovrà mettere il timbro decisivo e dare l’approvazione finale, ma dovrebbe arrivare molto presto. Il siero in questione, nella sua versione aggiornata, era già stato approvato per chi ha più di dodici anni.

Si tratta di un vaccino che, secondo i dati raccolti, garantisce una forte risposta immunitaria (e successivamente protettiva) contro BA.4 e BA.5, testata a 30 giorni dalla somministrazione e senza grandi variazione sotto il profilo della sicurezza e della tollerabilità rispetto a quello originale”. Ricordiamo, inoltre, che a inizio ottobre il vaccino aveva già ricevuto l’autorizzazione in condizioni di emergenza (Emergency Use Authorization) per essere somministrato ai bambini dai 5 agli 11 anni e l’ok era arrivato ancora una volta da parte dell’americana Food and Drug Administration.

Siamo ancora in un’epoca in cui vaccinarsi e promuovere il vaccino è fondamentale per la lotta al Covid, la nostra salute e la libertà dei cittadini, ma questo non vuol dire non avere il diritto di sapere a cosa si va incontro nel lungo periodo o non avere libertà di scelta. Lontano da allarmismi e populismi che con la sanità, quella vera, fanno sempre a botte.

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