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Categories: Salute

Pfizer ha chiesto l’ok agli USA per somministrare il vaccino Omicron 4-5 agli under 5

C’è poco da ribellarsi e ci sono tante – ma non tantissime – precauzioni da prendere. Il Covid è ancora tra di noi con tutto ciò che comporta e con conseguenze ancora piuttosto importanti per la salute dei cittadini e per la pressione a cui è sottoposto il sistema sanitario. Un problema che ovviamente non è solo dell’Italia, ma di tutto il mondo, anche se ci sono forme diverse di convivenza con il virus e possibilità molto differenti. Gli Stati Uniti, però, come per tante cose, sono un campo d’azione che interessa non poco anche a noi. E la richiesta degli USA di somministrare il vaccino Omicron 4-5 anche agli under 5 potrebbe presto riguardarci.

Un bambino che viene vaccinato contro il Covid – Nanopress.it

Positivo al Covid: che paura! No, o almeno per tanti non funziona più così. Il discorso, però, non vale per tante mamme e papà che, scoprendo il contagio dei loro bimbi, si allarmano non poco e cercano di fare il possibile per garantire la guarigione tempestiva dei figli. Non sempre è così semplice e immediato, e non perché i sintomi siano tanto diversi da quelli degli adulti. È più che altro una questione di immunità, di vaccino e quindi di sistema immunitario. Ma anche della stagione invernale che tra non molto entrerà nel vivo e già ora vede miscelati casi Covid e influenza. Non proprio il massimo per pediatri e operatori sanitari.

Non sarà un inverno semplice per i bambini (e neanche la coda dell’autunno lo è)

Stringiamo tutti i denti, che ormai manca poco! Per la fine del Covid? No, non per quello, che là tocca navigare a vista. Ma per le vacanze di Natale, con tutto l’amore, l’affetto, i canti e la serenità che tutti meriteremmo. Sappiamo tutti che non sempre è come nelle pubblicità di pandori e panettoni, con Babbo Natale che scende dal camino per lasciare i suoi doni. Sì, perché già adesso – e dovrebbe andare peggio – Covid e soprattutto influenza stanno mettendo a dura prova, per l’ennesima volta, il sistema sanitario. È un discorso che vale per l’Italia, ma anche per gli Stati Uniti.

E cosa cambia rispetto agli altri anni, penserete voi. Innanzitutto, quest’anno si deve fare i conti con un’influenza decisamente più aggressiva e per motivazioni ben precise. I due anni di Covid hanno inciso, per forza di cose, viste le disposizioni che il governo ha messo in atto per contenere la pandemia. Le mascherine, i dispositivi di protezione personale hanno fatto scendere in maniera importante i numeri dell’influenza negli ultimi due anni. Quest’anno, però, allentando quelle stesse misure, la situazione è peggiorata e i casi sono tornati in maniera molto più prepotente e anche in anticipo.

Bambino che si vaccina contro il Covid – Nanopress.it

I motivi li abbiamo spiegati anche ieri, ma a essere colpiti sono soprattutto i bambini che già da alcune settimane, in una porzione sempre più ampia, hanno manifestato i sintomi tipici. Nonostante non siano importantissimi, per fortuna, si tratta comunque di un’ulteriore pressione per i pediatri e per il sistema sanitario in toto. L’allarme in Italia è stato lanciato anche dai sindacati, indicando che il personale si trovava, ancora una volta, a dover fronteggiare una situazione difficile.

E il Covid c’entra di sicuro. In questo momento, l’Italia sta vivendo un momento di plateau della curva dei contagi, ma sappiamo bene che la diagnosi differenziale è fondamentale per definire se si stia passando il virus nato a Wuhan o una semplice influenza stagionale. Il focus, quindi, deve essere sempre focalizzato sui vaccini che restano un’arma essenziale per contrastare la pandemia e sgravare gli operatori sanitari. Una necessità che ora si fa sempre più forte ancora per le fasce più deboli e tra queste rientrano certamente i bambini fino ai cinque anni. Anche stavolta, come era successo anche nell’ultima estate, un’indicazione importante potrebbe arrivare dagli Stati Uniti. E gli ultimi passi mossi in tal senso da Pfizer potrebbero dare un segnale fondamentale.

La richiesta di Pfizer per vaccinare gli under 5 con Omicron 4-5

Una sala d’aspetto di un hub vaccinale – Nanopress.it

Un segnale, quindi, ma soprattutto una necessità. Pfizer e BioNTech hanno avanzato nelle scorse ore la loro richiesta, comunicando ufficialmente che “Oggi abbiamo annunciato di aver presentato alla Food and Drug Administration negli Usa una domanda per l’autorizzazione all’uso di emergenza (Eua) del nostro vaccino anti-Covid bivalente adattato a Omicron BA.4/BA.5 nei bambini di età compresa fra 6 mesi e 4 anni“, riporta AdnKronos. L’utilizzo riguarderebbe comunque le terze dosi e sarebbe da tre microgrammi.

I motivi sono spiegati in maniera piuttosto precisa: “Con l’alto livello di malattie respiratorie attualmente in circolazione tra i bambini sotto i 5 anni di età, i vaccini Covid aggiornati possono aiutare a prevenire malattie gravi e ospedalizzazione“.

La serie primaria da due dosi, in ogni caso, resterebbe quella originaria, mentre – lo ribadiamo – a essere disposta per dare una copertura da Omicron sarebbe la terza dose: “I bambini in questa fascia d’età riceverebbero una serie primaria composta da due dosi da 3 μg del vaccino anti-Covid originale di Pfizer-BioNTech, seguita da una terza dose da 3 μg del vaccino Omicron BA.4/BA.5“.

Vedremo quale sarà la risposta da parte dell’Fda, ma sicuramente il precedente dell’ultima estate lascia pensare che, in emergenza, la risposta potrebbe essere anche in questo caso positiva. Le procedure, inoltre, in futuro potrebbero essere ulteriormente snellite, in modo da garantire interventi tempestivi sulla salute dei cittadini e per il contenimento di determinate patologie. E l’Italia? Bisognerà capire se, come successo già nel recente passato, l’Aifa vorrà allinearsi con le decisioni prese negli Stati Uniti. Di certo, la linea a livello internazionale è stata tracciata e verrà seguire: continuare a martellare con i vaccini per poi non trovarsi a dover fronteggiare nuove e improvvise ondate che potrebbero mettere a dura prova non solo la sanità, ma anche i cittadini, il lavoro e la socialità. Un incubo che, in quelle proporzioni, nessuno vorrebbe più vivere.

 

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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