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Categories: Ambiente

Piano canguro australiano, 1 milione di esemplari uccisi nel 2017

Benché sia uno dei simboli di quella terra, da qualche anno viene considerato un problema, e il piano canguro australiano continua a mietere vittime nello Stato oceanico: un milione e mezzo di canguri sono stati uccisi legalmente nel 2016, e per il 2017 le stime degli esperti parlano di un altro milione di esemplari che verranno soppressi. Tutto ha avuto inizio nel 2012, quando il ministro della Sostenibilità e dell’Ambiente varò un piano quinquennale di abbattimenti concordati dei marsupiali, un piano che è stato rinnovato lo scorso dicembre per altri 5 anni. Il motivo? L’animale simbolo dell’Australia viene considerato dagli agricoltori locali, e dal governo, una specie troppo invasiva e prolifica, che mette in pericolo la sopravvivenza di altre biodiversità. E come è accaduto per il lupo in Italia, le frizioni tra mondo ambientalista e istituzioni si fanno sempre più incandescenti.

L’uccisione dei canguri in Australia è diventata una delle questioni più controverse nel Paese, sebbene il piano canguro sia entrato in vigore oramai da diversi anni, con l’amaro paradosso di un ministro dell’Ambiente che rassicura circa il fatto che le operazioni di caccia vengano eseguite secondo rigide regole ecologiche che rispettano la Natura. Ma al di là della questione legata all’eccesso di prolificità della popolazione animale, secondo una corrente di pensiero il vero fine del piano canguro è sostenere il mercato alimentare, che vede la carne di quest’animale sempre più richiesta anche all’estero.

Piano canguro e mercato alimentare

I canguri vengono uccisi e macellati per finire sempre più nei piatti degli australiani, ma invero la carne di canguro è esportata anche in Europa, insieme alla pelle, usata soprattutto nella realizzazione delle le scarpe sportive. La carne di canguro è stata sponsorizzata in maniera insospettabile in passato anche da alcune sigle ambientaliste, in virtù del fatto che tali animali crescono in una delle zone meno inquinate del mondo: questo almeno fino a quando non sono emersi i dettagli cruenti circa le modalità con cui i canguri vengono uccisi.

Gli esemplari adulti vengono freddati con un colpo alla testa oppure catturati e lasciati morire dissanguati, suscitando aspre polemiche e critiche: un’indagine condotta da Animal Liberation e trasformatasi poi in un’inchiesta intitolata A Shot In The Dark ha mostrato che i canguri che sopravvivono alle fucilate vengono agganciati per le zampe a bordo dei camion e lasciati agonizzare fino alla morte. Ancora peggio va ai cuccioli, i quali vengono strappati dal marsupio e finiti calpestandone la testa. Proprio perché considerati una prelibatezza gastronomica in patria, sono sempre stati uccisi alimentare, ma l’introduzione del piano canguro dal 2012 ha fatto crescere in numero esponenziale il numero degli esemplari uccisi, finendo col mettere a rischio la sopravvivenza della specie che adesso rischia l’estinzione.

L’allarme degli animalisti

Oltre agli animali uccisi legalmente, come spesso accade in questi contesti vi sono le vittime del bracconaggio, senza contare gli esemplari decimati da incidenti stradali. Brad Smith dell‘Upper Hunter Valley Wildlife Aid Group, un’organizzazione che aiuta a curare i cuccioli di canguro rimasti orfani, ha dichiarato al quotidiano Independent che ‘se continuiamo ad ucciderne così tanti i canguri si estingueranno‘: lo sforzo di quest’associazione nel cercare di assistere, curare e rimettere in libertà, quando possibile, i cuccioli dei canguri rimasti orfani dopo l’uccisione delle madri, si deve scontrare con i numeri che testimoniano un calo vertiginoso della popolazione dei canguri in Australia. Secondo quanto denunciano i gruppi animalisti, la gran parte dei marsupiali eliminati sono femmine, e il 40 per cento dei cuccioli nati nel Paese non arriva alla maturità: altri 5 anni di piano canguro rischiano di mettere per sempre fine all’esistenza di un animale simbolo di una nazione e di una cultura, ma che a quanto pare oggi più che mai viene considerato dalle autorità e parte della medesima popolazione locale, come un ospite sgradito e mal tollerato.

Giulio Ragni

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