È giunta, per bocca dell’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, Josep Borrell, la valutazione del Consiglio dell’Unione Europea, al piano depositato pochi giorni fa dalla Farnesina italiana all’ONU, per condurre ad una risoluzione diplomatica del conflitto in Ucraina.
Il “Piano Italia”, così denominato, si compone di quattro fasi consequenziali: innanzitutto un cessate il fuoco tra le parti, da stabilire durante e nonostante il persistere dei combattimenti; in secondo luogo, l’avvio di un tavolo di trattative internazionali volto a definire il futuro assetto istituzionale e diplomatico dell’Ucraina, a cominciare dalle garanzie internazionali per la salvaguardia dello status di neutralità del Paese.
Successivamente è previsto un tavolo bilaterale tra russi ed ucraini, nel quale tentare di porre rimedio alle questioni territoriali insolute di fatto dallo scioglimento dell’URSS (Crimea e Donbass innanzitutto); infine la discussione di un piano per la sicurezza europea, che coinvolga UE e Russia al fine di preservare il dialogo tra i contraenti, ed evitare la riproposizione di tensioni o conflitti sul suolo europeo.
L’iniziativa ha suscitato il favore degli ucraini, sebbene si registri l’impossibilità per questi ultimi di arrendersi alla prospettiva di una limitazione della loro sovranità sui territori contesi, come il terzo passaggio del piano italiano prevederebbe.
Tale posizione è stata ripresa da Borrell, il quale ha affermato: “come Ue sosteniamo qualsiasi sforzo volto a concludere il conflitto. Ma dal punto di vista europeo questo deve passare dall’immediata cessazione dell’aggressione e dal ritiro senza condizioni dell’esercito russo”.
Insomma, nonostante i malumori comincino a gorgogliare tra i vari stati europei a causa del protrarsi della guerra, e dei differenti interessi che ciascuna nazione intrattiene con la Federazione Russa, Consiglio e Commissione Europea provano a mantenere la barra dritta e, soprattutto, cercano di evitare che la voglia di molti paesi di arrivare ad una cessazione delle ostilità, non conduca a compromessi sbrigativi e svolti non per gli ucraini ma sugli ucraini, di fatto applicando su di essi la medesima politica di potenza di cui si accusa oggi la Russia.
Per tale ragione l’alto rappresentante UE ha continuato il suo intervento asserendo: “Come Unione europea cerchiamo di appoggiare l’Ucraina e facciamo tutti gli sforzi diplomatici necessari per arrivare ad un cessate il fuoco, ma vogliamo anche che, quando i negoziati avranno luogo, l’Ucraina ci arrivi in una posizione di forza”.
Intanto, dal lato russo, le difficoltà sul campo sembrerebbe stiano conducendo il Cremlino ad una narrazione meno violenta e bellicista: forse la via del negoziato, fino ad oggi percorso tabù per la Federazione, comincia a farsi largo sulla Piazza Rossa.
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