Una conclusione positiva per il semestre italiano europeo arriva con l’approvazione del piano Junker dal giugno 2015 e la rateizzazione del contributo al bilancio comunitario dal ricalcolo dei conti pubblici. Il Consiglio europeo ha quindi dato il via libera al piano di investimenti che dovrebbe smobilitare 315 miliardi di euro nel 2015-2017 a fronte di un investimento iniziale di 32 miliardi circa. La Banca degli investimenti europei è così “invitata a cominciare le attività utilizzando i suoi fondi da gennaio 2015”. Divisioni invece per le sanzioni contro la Russia su cui è arrivato il netto no dell’Italia. Soddisfatto il premier Matteo Renzi che incassa la fiducia di Jean Claude Junker e ricorda come “per la prima volta ci sia la parola flessibilità” nelle conclusione di un vertice europeo.
“È un piccolo passo per l’Italia ma un grande passo per l’Europa”, ha commentato Renzi parafrasando la famosa frase dell’allunaggio di Neil Armstrong. Non è certo una vittoria completa, sottolinea il presidente del Consiglio, ma l’inizio di quella che preannuncia come una lunga battaglia. Il documento è “un compromesso” positivo, “che per la prima volta dice che gli investimenti che hanno un senso di futuro dall’Europa sono scomputati dal patto” e che “qualcuno voleva cancellare”, con un riferimento neanche troppo velato ad Angela Merkel.
Buone notizie anche per la rateizzazione del contributo extra che è stato calcolato con l’integrazione nel Pil del fatturato del malaffare e di alcune variazioni statistiche.
La Commisione ha così dato il via libera per Bulgaria, Cipro, Francia, Italia, Malta, Regno Unito e Slovacchia per il pagamento a rate, dopo la forte polemica che si era innestata con David Cameron e il premier Renzi nell’ultimo consiglio del 24 ottobre. Così l’Inghilterra ora verserà alle casse europee i 2,1 miliardi in più in diverse tranche, come il nostro Paese a cui mancano 400 milioni.
Il piano Junker, che crea un nuovo fondo di investimenti strategici nominato Efsi, ha ricevuto un primo sì dalla cancelliera Angela Merkel ma con riserve. La richiesta è che la politica economica europea sia fondata “su un consolidamento di bilancio favorevole alla crescita, lo smantellamento della burocrazia eccessiva e il piano di investimenti”: sì a investimenti della UE ma allo scopo di attrarre quelli privati a favore delle imprese e comunque nell’ambito del rispetto del patto di stabilità che “dà fiducia agli investitori”.
La Commisione Junker ha poi dato fiducia al governo Renzi. Lo ha fatto lo stesso presidente in un’intervista a SkyTg24 in cui sottolinea come l’aver dato più tempo a Francia è un segno di fiducia. “Quando un governo mi scrive che farà delle riforme strutturali io gli credo. Quindi sì, ho fiducia nel governo Renzi”, ha commentato il presidente della commissione. Promosso anche il Jobs Act con cui il premier avrebbe dimostrato di essere “il primo primo ministro che non fa marcia indietro di fronte all’opposizione di quelli che non vogliono cambiare nulla”.
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