Con il piano previsto da Tridico, per poter andare in pensione sarebbero necessari 63 o 64 anni, a partire dal primo gennaio 2023. Ecco su cosa si basa questa nuova proposta.
Lo scorso ottobre, l’economista Pasquale Tridico (presidente dell’INPS) aveva lanciato un progetto in alternativa alla Quota 41: esso consiste in un pensionamento anticipato al raggiungimento dei 63 anni.
I lavoratori avrebbero la possibilità di ottenere un sussidio di importo pari alla quota maturata alla data della domanda, per poi successivamente ricevere la pensione vera e propria una volta raggiunta un’età avanzata richiesta.
Partiamo dal fatto che la pandemia e la guerra in Ucraina, purtroppo hanno contribuito a mettere in secondo piano il sistema pensionistico. Il Governo è stato quindi richiamato a riaprire il tanto discusso dibattito riguardo all’uscita dal lavoro.
Come già anticipato, l’alternativa Tridico sarebbe una strada più semplice e sostenibile di ricevere il vitalizio secondo i dati dell’Istituto di Previdenza Sociale. La quota in questione sarebbe pari a 2,5 miliardi per quanto riguarda i primi tre anni, risparmiando però a partire dell’anno 2028.
In poche parole, per poter andare in pensione con il piano Tridico, oltre che avere raggiunto i 63 o 64 anni di età, sono necessari anche almeno 20 anni di contributi, arrivando alla data della richiesta con una quota di pensione di importo pari o maggiore a 1,2 volte rispetto all’assegno sociale.
All’apparenza il Piano Tridico potrebbe pertanto sembrare la soluzione adatta. Invece, quali sarebbero gli svantaggi di questo metodo? Lasciare il lavoro a 63 anni con almeno 20 anni di contribuzione, porterebbe portare l’individuo interessato ad uno svantaggio economico di circa il 3% per ogni anno di anticipo.
I lavoratori presenti nel cosiddetto sistema misto, potrebbero addirittura rimetterci anche il 18%, che secondo alcuni sarebbe già una somma esagerata. Tali riscontri rischiano infatti di sabotare il successo di questa nuova idea.
Attualmente, nel 2022 la pensione di vecchiaia è conseguita al raggiungimento dei 67 anni, con un’anzianità fiscale di almeno 20 anni. Dopodiché vi sono altre modalità di pensionamento anticipato.
Per fare un esempio, vi è l’APE volontario (Anticipo Pensionistico) o sociale, ossia una sorta di prestito finanziario a cui possono accedere lavoratori e lavoratrici con età pari o superiore ai 63 anni.
I 20 anni di contributi rimangono invariati, con l’unica differenza che quest’ultimi maturerebbero entro tre anni e sette mesi dalla domanda di richiesta per il ricevimento della pensione di vecchiaia.
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