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La lista di animali e piante a rischio estinzione si allunga tristemente ogni anno di più, ma vi sono alcune biodiversità che più di altre potremmo presto veder sparire dal nostro pianeta: nelle Red List IUCN, il più ampio database internazionale sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali di tutto il mondo, esistente da 50 anni, compaiono numerose specie in pericolo sia tra gli esemplari della flora che della fauna: ecco quali sono le biodiversità a maggior rischio di estinzione oggi.
Piero Genovesi, ricercatore dell’Ispra, l’Istituto per la Protezione e la Ricerca dell’Ambiente, in un’intervista al Corriere della Sera spiega che queste liste rosse ‘ci aiutano a capire l’evoluzione della biodiversità sul nostro pianeta. Sono uno strumento fondamentale per stabilire strategie di azione. Purtroppo quello che osserviamo è che in questi 50 anni tutti i gli indicatori sono peggiorati. Su 5mila specie di mammiferi censite, 78 si sono estinte e 188 sono a rischio critico‘. Nell’elenco compaiono ad esempio il leopardo dell’Amur, la lince iberica, il visone europeo, e tra le piante vi sono anche alcune peculiarità tipicamente italiane quali l’abete Nebrodiensis, che vive solo sui Monti Nebrodi in Sicilia e oggi vanta appena 24 esemplari, l’Aquilegia barbaricina, un’erba perenne che vive esclusivamente in Sardegna, e una varietà di cavolo presente solo a Favignana e Marettimo, la Brassica macrocarpa.
Uno studio internazionale condotto nel 2015, capitanato dall’università della Danimarca meridionale, ha messo a punto un ‘indice di opportunità di conservazione’, una serie di parametri che vanno dalle opportunità di proteggere gli habitat degli animali, alla possibilità di inserire degli esemplari negli zoo, tenendo conto dei costi, della stabilità politica e all’indice di probabilità di urbanizzazione di determinate aree: da ciò che emerge il il 39 per cento delle 841 specie prese in esame ha un’alta possibilità di salvezza, mentre 15 specie rischiano l’estinzione in tempi brevi. Fra le specie animali maggiormente a rischio sono segnalati tra gli altri il topo del Camerun, il ratto rampicante del Chiapas, alcuni uccelli come il Monarca di Tahiti e il petrello di Mascarene, alcune rane del Brasile e una salamandra della Turchia.
La principale causa di queste specie in via di estinzione, senza contare quelle purtroppo che già sono scomparse dal pianeta, è la distruzione degli habitat naturali dovuta all’azione dell’uomo, compresa l’introduzione di ‘specie invasive’, oltre al disboscamento, l’intensificazione dell’agricoltura, l’inquinamento e i conseguenti cambiamenti climatici. Tuttavia ci sono anche segnali positivi sostiene ancora Piero Genovesi, tra cui ‘la regolamentazione delle aree protette, e la reintroduzione di alcune specie minacciate, come il lupo o il visone europeo. La cosa fondamentale è capire che la conservazione della biodiversità è fondamentale anche alla nostra sopravvivenza e che, a volte, bastano poche azioni per migliorare velocemente la situazione‘. Nulla è ancora del tutto compromesso: soltanto l’uomo può riparare i danni che lui stesso ha creato, per il bene della Terra e delle biodiversità che ospita.
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