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Politica

Piantedosi è all’angolo, ed è stato anche “sfiduciato” da Cutro

Mentre il governo di Giorgia Meloni si prepara al primo Consiglio dei ministri in trasferta – alle 15:45 l’esecutivo si riunirà a Cutro, il teatro della tragedia in cui sono morti, al momento, 72 migranti -, Matteo Piantedosi, il ministro degli Interni, sembra essere stato messo sempre di più in un angolo dalla premier, ma soprattutto dal suo sottosegretario, Alfredo Mantovano, un uomo che tiene in mano le redini della compagine del centrodestra, o per lo meno lo fa con i dossier più caldi. 

Scritte sui muri contro il ministro Matteo Piantedosi atteso a Cutro per il consiglio dei Ministri straordinario indetto per oggi – Nanopress.it

Se non bastasse, il titolare del Viminale non è stato accolto nella maniera più pacifica dal paesino di 10mila anime in provincia di Crotone. Una scritta è stata fatta, probabilmente all’alba, su una parete lungo la strada che collega la statale 106: “Cutro non difende Piantedosi”, si legge. Non è neanche l’unica, perché la comunità calabrese ha deciso di scagliarsi anche contro il governo guidato dalla prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana. E ancora, anche i tifosi tedeschi dell’Eintracht Francoforte e persino del Bayern Monaco non hanno accolto con favore la decisione del ministro degli Interni di vietare la trasferta a Napoli di mercoledì prossimo.

Sono apparse delle scritte, a Cutro, contro Piantedosi e contro il governo targato Meloni. Il ministro è stato preso di mira anche dai tifosi tedeschi, però

La seconda volta di Matteo Piantedosi, da ministro degli Interni, in Calabria non è stata accolta come si deve per un membro delle istituzioni. Il titolare del Viminale, un tempo capo di gabinetto di Matteo Salvini, finito nel tritacarne della politica per le sue frasi poco felice dopo il naufragio in cui hanno perso la vita, al momento, 72 migranti provenienti dall’Afghanistan, dalla Siria, dall’Iran e dall’Iraq, non è stato perdonato neanche dagli abitanti di Cutro, il paesino di 10mila anime della provincia di Crotone che è stato il teatro della tragedia.

Matteo Piantedosi, il ministro degli Interni, e Giorgia Meloni, la presidentessa del Consiglio – Nanopress.it

Lungo la strada che collega la statale 106, infatti, all’alba (probabilmente) è apparsa una scritta che lascia poco spazia alle interpretazioni: “Cutro non difende Piantedosi”, e questo nonostante il ministro del governo di Giorgia Meloni sia stato il primo a recarsi là, nel luogo della strage, appena arrivata la notizia di quello che era successo.

Non sono le uniche scritte, però, che la comunità calabrese ha riservato all’esecutivo che proprio oggi, a partire dalle 15:45, sarà riunito in Consiglio dei ministri. Accanto al numero dei morti, con una croce, si legge “Cutro e la Calabria come Siria e Pakistan, abbandonati a sé stessi“, e poi “Il governo arriva, i morti rimangono“. Un chiaro segnale che sì, qualcosa non va e al di là di qualsiasi decreto che potrà essere approvato, o di qualsiasi ricostruzione che accerti che quelle morti potevano e dovevano essere evitate.

Se non bastasse, scritte contro Piantedosi si sono lette anche ieri all’Allianz Arena di Monaco di Baviera nella partita tra il Bayern e il Paris Saint-Germain. I tifosi tedeschi, infatti, in uno striscione se la sono presa contro il nostro ministro degli Interni perché ha vietato la trasferta a Napoli dei supporter dell’Eintracht Francoforte, che la prossima settimana sfiderà la squadra di Luciano Spalletti nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League.


Nella gara di andata, giocata in Germania, infatti, c’erano stati degli scontri tra le due tifoserie, ed è per questo che dal Viminale si è deciso per lo stop dell’arrivo dei tedeschi. Una decisione che, in primis, non è piaciuta alla squadra ospitante. In una nota di Philipp Reschke, un membro del consiglio di amministrazione dell’Eintracht, si legge, infatti, che la decisione rappresenta un evento “unico nel calcio europeo per club. Il fatto che l’andata sia stata giocata con i tifosi del Napoli ma al ritorno abbiano accesso solo i sostenitori azzurri è una totale distorsione della concorrenza“. “Entrambe le partite sono state classificate come gare alto rischio sin dall’inizio. L’andata si è giocata con entrambe le tifoserie e non è successo niente di sorprendente. A questo proposito, non vediamo alcun motivo per rivalutare la situazione della sicurezza. È una giornata triste per il calcio“, ha concluso.

A questo si sono aggiunte anche le parole del club, diffuse in una nota, in cui si chiedevano chiarimenti in primis all’Uefa. Ma non solo, perché anche un esponente del Bundestag di Francoforte, Armand Zorn, ha scritto una lettera all’ambasciatore italiano a Berlino scrivendo di aver “preso atto con grande stupore e sgomento del decreto del Viminale“.

La risposta è arrivata da Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: “A quelli che criticano la decisione del ministro Piantedosi di vietare la trasferta a Napoli, ricordo cosa fecero quattro anni fa a Roma gli ultras della squadra tedesca“, ha detto. Peccato, però, che, secondo quanto riferiscono dalla Bild, c’è il rischio concreto che, a prescindere dal divieto, gli ultras tedeschi facciano comunque una capatina a Napoli, anche se senza biglietto.

Mantovano, la copia di Meloni che ora tiene in mano i dossier caldi

Tornando alla questione migranti, sui rapporti tra Meloni e Piantedosi, che pure ha elogiato in occasione della sua informativa a Camera e Senato – non dalle opposizioni, però -, da qualche giorno circolano notizie sul fatto che a prendere le redini in mano del dossier caldissimo della maggioranza sia stato ed è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.

Giorgia Meloni e Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio – Nanopress.it

L’uomo che ricopre il posto più ambito nell’esecutivo, essendo di fatto il numero due della leader di Fratelli d’Italia a Palazzo Chigi, è stato nelle retrovie per cinque anni – aveva smesso con il Parlamento dopo il 2018, e dopo essere stato eletto per tre volte tra le fila di Alleanza Nazionale e una volta da indipendente -, ha mantenuto i rapporti con la presidentessa del Consiglio, e li ha saldati ancora di più con il mondo della Chiesa, e quindi del Vaticano, ma anche con il Quirinale e quindi con Sergio Mattarella.

E da qui, appunto, il suo ruolo chiave, prima nell’ombra, in cui ha fatto sempre esporre Meloni, perché, ha detto in qualche occasione, le sue parole non sarebbero servite perché “sono la carta copiativa di quelle della premier. Se avete l’originale, non servo io“, ma che proprio dopo la tragedia si è esposto in prima persona concedendo un’intervista a Repubblica, che è stata la premier, questa volta, a riprendere, e a fissare un punto, che poi sarà anche il modo in cui si procederà oggi, con la stretta per gli scafisti soprattutto.

Al di là del tema immigrazione, poi, Mantovano ha avuto un ruolo fondamentale anche nell’addio all’Agenzia della Cybersicurezza di Roberto Baldoni, e sarà lui, pare, anche senza il consulto di nessuno se non con quello della premier, a decidere chi sostituirà l’ex numero uno. Una persona che sicuramente sposi le sue linee guida, a differenza del suo predecessore, una persona di sua fiducia, come lo è lui per Meloni, e come, pare, non sarà, o per lo meno, non ora il ministro degli Interni.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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