Una donna, che chiameremo Anna, ha subito botte e soprusi dal marito per ben 24 anni, ora che ha trovato il coraggio di andarsene e denunciare, secondo i giudici del Tribunale di Genova, non ha diritto a niente. Anna, senza volerlo, è passata da vittima a complice inconsapevole del suo carnefice.
Secondo il Tribunale di Genova, 24 anni sono troppi per aspettar ad andarsene, così oggi la colpa della separazione non può essere attribuita al marito violento e alcolista.
Attualmente quindi, Anna, che ha lasciato la casa coniugale e ha trovato appoggio in una comunità protetta, all’età di 50 anni, non ha diritto ad alcun indennizzo per tutte le molestie subite e nemmeno a un assegno mensile di mantenimento.
Per ben un quarto di secolo ha ricevuto percosse, violenze, ha assistito all’arresto di un figlio e alla perdita di una figlia, che le è stata strappata via, perché non poteva crescere in un contesto del genere.
Lui spesso tornava a casa ubriaco e le metteva le mani addosso, sino a spedirla al Pronto Soccorso: è successo così tante volte che nemmeno ricorda il numero, ma per fortuna ha conservato tutta la documentazione medica.
Sin dal giorno dopo il matrimonio, nel lontano 1991, ha iniziato a subire violenze di ogni genere e poi, quando sono arrivati i figli, è diventata la triste protagonista di un macabro film a cui assistevano impotenti anche loro.
Quando poi ha trovato il coraggio di reagire, si è trovata di fronte il muro delle istituzioni: secondo infatti i tre giudici della quarta sezione civile del Tribunale di Genova – un uomo e due donne – che hanno esaminato il suo caso, l’ex marito non è il responsabile della fine del matrimonio.
I giudici ovviamente non hanno potuto che credere alle sue dichiarazioni, peraltro supportate da un considerevole numero di prove, tuttavia hanno dichiarato:
‘E’ stata costretta a lasciare la casa coniugale per le continue percosse e minacce subite dal marito, da anni spesso il marito arrivava a casa ubriaco, insultava e percuoteva la moglie. Dopo anni di accessi al pronto soccorso la convivenza non poteva protrarsi oltre’.
Dunque, l’unico errore di Anna, se così è giusto chiamarlo, è quello di aver atteso troppo a lungo: per il Tribunale, dopo 24 anni di sopportazione, è difficile credere che la violenza sia il motivo della richiesta di divorzio.
Forse dimenticando che una donna sopraffatta da un mostro, che vive entro le mura di casa, talvolta, non arriva nemmeno a compiere l’atto di coraggio di Anna, perché viene uccisa prima.
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