Sempre meno italiane usano la pillola, è questo uno dei dato emersi a margine dell’incontro ‘Donna. Tutta la vita – Medicina al femminile: il ruolo del ginecologo nelle 3 fasi delle età della donna’ che si è tenuto a Roma. A parlarcene è Anna Paoletti, docente di Ginecologia e Ostetricia all’Università di Cagliari, presente all’evento organizzato da Sandoz, divisione di Novartis specializzata in medicinali equivalenti e biosimilari, in occasione dei 10 anni dell’attività nell’area terapeutica ginecologica, con un focus sulla contraccezione.
Uno dei dati su cui si è discusso è stato l’abbassamento del numero di italiane che scelgono la pillola come contraccettivo. “Nel 2016 la percentuale di utilizzo della contraccezione orale, in media, era del 14% contro il 19% del 2010. E in alcune regioni, in particolare al Sud, si arriva anche al 7%”.
Sono numeri lontani da quelli di altri Paesi europei dove la percentuale è del 30-40%.
“Questo fenomeno – spiega Paoletti – è legato a diversi fattori. Ma certamente tra le cause c’è una scarsa informazione sulla contraccezione ormonale. Si sconta il fatto che ci siano poche fonti accreditate per parlare in maniera seria della contraccezione ormonale e, allo stesso tempo, viene dato molto risalto alle poche controindicazioni e a quei pochi effetti collaterali che il medico conosce bene e che, nel momento della prescrizione, tiene in considerazione”.
Le donne, precisa la ginecologa, sanno poco per esempio del fatto che “la contraccezione ha anche effetti assolutamente benefici per la donna, sia per la vita di tutti i giorni (per gli aspetti legati alle mestruazioni), sia per quanto riguarda la prevenzione del rischio oncologico”. Infatti “oggi è accertato che l’uso della pillola contraccettiva riduce notevolmente il rischio di carcinoma dell’ovaio e il rischio di quello endometriale”.
Per quanto riguarda gli altri tipi di prevenzione, come preservativo, “anche in questo caso l’utilizzo non ha avuto un aumento – riporta Paoletti – Ci si aspettava che, con il calo di un tipo di contraccezione, se ne utilizzasse un’altra. Ma questo non è avvenuto. Sono invece aumentate le malattie sessualmente trasmissibili: non solo l’Aids ma anche la Clamidia, molto pericolosa perché può determinare la malattia infiammatoria pelvica e creare grosse problematiche per la fertilità femminile”.
Tutto questo, conclude la docene, “è legato anche a una cattiva informazione. Per questo l’appello a tutte le donne è andare dal loro medico e chiedere informazione precise e chiare sulla contraccezione”.
In collaborazione con AdnKronos
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