Simone Pillon, ex senatore della Lega, da sempre pro vita e pro famiglia tradizionale, è stato condannato dalla Corte di appello di Firenze a pagare 30mila per le sue frasi contro gli attivisti Lgbtqi+ che definì “adescatori di minorenni”. Il reato di diffamazione dal punto di vista penale, invece, è caduto in prescrizione per cui il leghista è stato prosciolto.
Nonostante questo, però, Pillon vuole ricorrere sia in Cassazione e, qualora ce ne fosse bisogno, anche alla Corte europea per far valere le sue ragioni, ovvero contro la dittatura, ha detto, del pensiero unico. Grande entusiasmo, invece, per l’associazione Omphalos che devolverà i soldi per continuare progetti di sensibilizzazione.
L’ex senatore leghista Simone Pillon è ancora nei guai con la legge per aver additato alcuni attivisti Lgbtqi+ dell’associazione Omphalos come adescatori di minorenni. Come ha fatto sapere su Facebook, infatti, la Corte d’appello di Firenze oggi lo ha condannato a pagare il risarcimento di 30mila euro che gli era stato inflitto in primo grado dal tribunale di Perugia e che poi era la Corte d’appello della cittadina umbra aveva cancellato assolvendolo.
Infatti, la Corte di Cassazione, a fine aprile, aveva deciso di annullare l’assoluzione aprendo un nuovo processo in cui, comunque, l’ex parlamentare del Carroccio è stato prosciolto dal punto di vista penale perché il reato di diffamazione è caduto in prescrizione.
Nel lungo post sui social in cui lo stesso Pillon ha dato la notizia della sua assoluzione, l’ex senatore ha spiegato che “la Corte fiorentina ha deciso inspiegabilmente di ignorare le nuove allegazioni istruttorie depositate dai miei difensori, nelle quali uno dei fondatori del movimento Lgbt perugino confermava esplicitamente e nei dettagli più delicati la mia versione dei fatti“, ed è per questo che ha deciso che ricorrerà ancora in Cassazione e, se non bastasse, anche alla Corte europea perché “opporsi alla dittatura del pensiero unico costa caro, ma non ci fermeremo“, ha detto.
Per lui, infatti, ancora non ci si può permettere “che l’educazione dei nostri figli minorenni sia fatta dalle organizzazioni gay, senza che i genitori siano neppure informati”. Pillon, ha spiegato, che porterà volentieri il carico non facile soprattutto perché ci sono famiglie “che non hanno gli strumenti culturali o economici per far fronte alla tracotanza delle ideologie“.
Hanno invece esultato per la sentenza dall’associazione perugina, definendo pienamente soddisfatti “per questa ulteriore vittoria giudiziaria”. Stefano Bucaioni, il presidente di Omphalos, ha detto che in questa maniera “viene ristabilita la verità e accertato definitivamente che Pillon aveva gravemente diffamato l’associazione raccontando falsità sull’operato dell’associazione nelle scuole umbre“. I soldi del risarcimento ha spiegato che verranno utilizzato “per incrementare le proprie attività di sensibilizzazione, contrasto al pregiudizio e lotta al bullismo omolesbobitransfobico nelle scuole“.
Il fatto su cui la Corte di Firenze doveva dare una sentenza risale a otto anni fa, nel 2014, quando l’ex senatore della Lega e co-fondatore del Family Day, quindi molto impegnato nel difendere la famiglia tradizionale, si era rivolto ai membri dell’associazione Omphalos, un gruppo di attivisti a favore dei diritti per gli omosessuali, era intervenuto in un liceo di Perugia.
“Quelli di Arcigay vanno nei licei e spiegano ai vostri figli che per fare l’amore bisogna essere o due maschi o due femmine e non si può fare diversamente e…venite a provare da noi, nel nostro welcome group“, aveva detto in pubblico. Per Pillon l’associazione adescava, appunto, minorenni e istigava ai rapporti omosessuali.
Il senatore, anche nelle aule dei tribunali, si era difeso dicendo che il suo discorso non voleva essere offensivo, ma era basato su un’ironia “sferzante, la satira dei libri di Guareschi, per arrivare al paradosso“.
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