Simbolo della lotta alla mafia, Pino Maniaci direttore di Telejato è indagato per estorsione. I carabinieri gli hanno notificato un divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani. Pino Maniaci dovrà allontanarsi da Partinico dove ha sede Telejato. Eretto a modello della lotta alla mafia, chiamato a testimoniare nelle scuole si rende ora artefice di quei crimini di cui tanto ha parlato in quella che era diventata una sua seconda casa, la sede della tv privata.
Pino Maniaci è un simbolo dell’antimafia che cade sotto il peso delle intercettazioni che lo incastrerebbero. Anche l’inviato delle Iene Matteo Viviani ha confezionato un servizio su di lui e sulle pesanti accuse che gli vengono rivolte.
Il direttore di Telejato avrebbe ricattato i due sindaci di Partinico e Borgetto, al primo avrebbe chiesto l’assunzione al comune dell’amante, ma ad entrambi estorceva soldi per ammorbidire la linea della sua tv. Si sentiva potente Pino Maniaci: “Qui si fa come dico io… se no se ne vanno a casa” ed era pronto a “sputtanare” tutti in televisione, è quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche. “Ormai tutti e dico tutti si cacano se li sputtano in televisione” diceva il direttore di Telejato e commentando la vittoria di un premio antimafia spiegava: “A me mi hanno invitato dall’altra parte del mondo per andare a prendere il premio internazionale del cazzo di eroe dei nostri tempi, appena intitolato l’oscar di eroe dei nostri temi”.
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Emerge inoltre che a bruciare l’auto e a impiccare i due cani di Pino Maniaci non sarebbe stata Cosa Nostra, ma il marito della sua amante. Il direttore, da quanto emerge nelle intercettazioni, ne era ben consapevole eppure nel suo tg annunciava che era stata la mafia a minacciarlo, in quella occasione gli aveva telefonato anche il premier Matteo Renzi e al telefono con un’amica si vantava: “Ora tutti, tutti in fibrillazione sono, pensa che mi ha telefonato quello stronzo di Renzi”.
Pino Maniaci era anche stato protagonista di una puntata de Il testimone di Pif dal titolo ‘Lo scassaminchia‘ dove l’autore puntava l’obiettivo sugli ”irriducibili combattenti dei giorni nostri che quotidianamente, attraverso le loro attività, denunciano la mafia”:
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