Non c’è nulla da da fare, alla fine la storia è sempre la stessa! “I rapporti tra finanza lecita e criminalità organizzata – come ha spiegato qualche mese fa a NanoPress il Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti (guarda qui il video) – permettono alla criminalità organizzata di tipo mafioso di essere quello che è oggi nel nostro Paese”. La criminalità organizzata infatti esiste, fa affari, si arricchisce e estende i propri interessi grazie alla connivenza e alla complicità delle imprese lecite, che si dimostrano disponibili a siglare accordi con i criminali per puri interessi economici.
E “se non ci fossero questi rapporti, – aveva proseguito il Procuratore Nazionale Antimafia – non ci sarebbe più criminalità mafiosa in Italia. Sono, infatti, esattamente questi rapporti che bande di malavitosi possano, entrando in rapporti con l’economia lecita, riciclare i loro proventi, offrire i loro servizi e quindi strutturarsi e potenziarsi”.
Dietro ogni traffico illecito delle mafie, alla fine si scopre la presenza nascosta di grandi società che in qualche modo collaborano alla realizzazione dell’azione illecita. E così si è scoperto che anche dietro la pirateria audio-visiva c’era una grande azienda multinazionale specializzata nella produzione di CD, DVD, hard disk e memorie di ogni tipo seguendo un alto standard di qualità.
Partendo da un’indagine sui clan camorristi specializzati nel settore del “falso”, ovvero nella produzione e vendita di CD e DVD contraffatti, la Guardia di Finanza ha messo a segno un’importante operazione (denominata “Virgin”) che ha portato all’arresto di 16 persone e al fermo a piede libero di altre 47. Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Napoli ci sono anche i vertici della Verbatim Italia, la filiale dell’azienda giapponese che è sempre stata fin dagli anni ottanta una delle più affermate case produttrici di supporti di archiviazione e stampa per utilizzo informatico.
Gli arresti domiciliari sono scattati per il rappresentante legale Marco Balducci, all’epoca dei fatti responsabile amministrativo; per l’ex Amministratore Delegato Mauro Santi e per il responsabile vendite sud Europa Matteo Locatelli, all’epoca responsabile delle vendite in Italia. Oltre a questi tre big dell’industria, l’ordinanza del GIP ha coinvolto anche Luciano e Francesco Meoni, due imprenditori toscani impegnati nella grande distribuzione e nel commercio all’ingrosso.
L’inchiesta, con oltre 23 milioni di CD e DVD “vergini”, ha portato alla luce un’evasione fiscale di oltre 250 milioni di euro. È, infatti, stata accertata l’evasione di diritti Siae, ovvero all’ente statale che si preoccupa di raccogliere il diritto d’autore, di 26 centesimi di euro per ogni cd e 50 centesimi di euro per ogni dvd, per un totale di oltre 156 milioni di euro a cui però bisogna aggiungere altri 96 milioni di imposte non versati.
Il traffico di CD e DVD contraffatti, con diramazioni in molteplici Paes oltre l’Italia, come Svizzera, Isole del Canale, San Marino, Slovenia e Austria, consentiva non solo alle aziende campane gestite dalla camorra, ma anche a soggetti operanti nella grande distribuzione di ottenere la merce a prezzi inferiori a quelli di mercato, sbaragliando in tal modo la concorrenza.
Infatti sempre il Procuratore Nazionale Antimafia aveva concluso: “La corruzione è un grande reato contro l’economia, perché altera la concorrenza facendo pendere la bilancia delle scelte amministrative da un lato o dall’altro, e quindi provoca uno scadimento anche qualitativo dei prodotti e dei servizi che vengono offerti. La percezione della corruzione scoraggia, inoltre, gli investitori onesti”.