Qualcuno credeva o faceva finta di credere che la pirateria stradale sarebbe stata sconfitta grazie alla legge sull’omicidio stradale approvata lo scorso marzo. I numeri dicono che, almeno per il momento, nella migliore delle interpretazioni questa legge non ha avuto alcuna influenza. Infatti, secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Asaps (Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale), nei primi 8 mesi del 2016 i casi di pirateria stradale sono invece aumentati rispetto allo scorso anno.
Infatti da gennaio ad agosto gli episodi di incidenti con omissione di soccorso, cioè dove l’investitore si trasforma in pirata scappando, sono stati 764. Nello stesso periodo del 2015 furono 693. Sono 71 in più, equivalgono al 10%. Anche considerando che il periodo da quando la legge è entrata in vigore è di soli cinque mesi, vediamo che il vizietto vigliacco di fuggire come minimo non è calato.
I feriti sono stati 128 in più, da 797 a 925, +16%; i morti sono invece diminuiti, da 94 a 76 (-19%), però c’è poco da rallegrarsi. Perché se i morti diminuiscono ma gli incidenti aumentano, il “merito” è solo della casualità legata alle dinamiche dei singoli eventi.
Sembra anche fuori luogo l’entusiasmo recente per l’arresto del presunto investitore della ragazza di Varese uccisa pochi giorni fa da un’auto il cui conducente è scappato. Innanzitutto si devono attendere il processo e la sentenza per accertare che il colpevole sia veramente l’arrestato; poi sarà molto importante, in caso di condanna, osservare in che modo il giudice applicherà la nuova legge, cioè in che misura verrà stabilita l’eventuale pena.
In ogni caso, la sintesi di questa vicenda è che l’ennesima persona è stata uccisa sulla strada da un pirata. Arrestato solo successivamente grazie a segnalazioni e riprese da telecamere di sorveglianza. E meno male che ogni tanto le telecamere si usano anche per punire i crimini, non solo per misurare gli eccessi di velocità.
Ricordiamo che la legge numero 41 del 23 marzo 2016 ha introdotto nel Codice penale il reato di omicidio stradale. Il nuovo articolo 589-bis dice che lo commette chi causa la morte di una persona violando le norme sulla circolazione stradale. E’ punito con la reclusione da due a sette anni. Ci sono poi aggravanti in alcuni casi particolari, come lo stato di ebbrezza e altre violazioni particolarmente gravi (velocità, sorpassi, guida contromano, semafori).
Ma con colpevole superficialità i nostri parlamentari non hanno creato il reato di pirateria stradale. Non esiste nulla del genere. La fuga dopo aver causato un incidente mortale è solo un’aggravante prevista dall’articolo 589-ter. Viene semplicemente aumentata la pena da un terzo a due terzi con minimo di cinque anni. Se la vittima non muore, allora la pena minima scende a tre anni.
L’ennesima occasione persa dalla politica. Non ci voleva un genio del diritto per capire che, se la differenza tra le eventuali condanne non è molto elevata, conviene sempre scappare. Soprattutto quando non è stato mosso un dito per aumentare in modo serio i pattugliamenti in strada degli agenti. Pochissimo dal ministero dell’Interno per la Polizia stradale, zero dai comuni per le polizie locali. Ma i soldi per comprare autovelox non mancano mai.
I dati sopra accennati hanno dimostrato che chi ha la tendenza a delinquere (perché fuggire dopo aver ucciso qualcuno è criminale, senza mezzi termini) si fa un baffo di questa legge fatta soprattutto con l’intento di catturare i titoli della stampa compiacente e di infondere un po’ di sano terrore negli automobilisti, che non fa mai male.
Ricordiamo anche una delle incongruenze peggiori di questa legge: chi provoca un colpo di frusta, magari simulato dalla presunta vittima per truffare l’assicurazione, tanto nessun medico si prende la briga di verificare se la lesione c’è stata realmente (perché è anche effettivamente molto difficile da accertare), può essere condannato a due mesi di reclusione e vedersi revocare la patente per 5 anni.
Invece chi passa col rosso e uccide qualcuno investendolo può cavarsela con due anni. La scrittura di questa legge riflette in pieno le capacità dei parlamentari attuali.
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