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Categories: Ambiente

Piste ciclabili in Italia: luci e ombre della mobilità sostenibile tricolore

Qual è lo stato delle piste ciclabili in Italia? Non molto buono a guardare le classifiche stilate periodicamente dagli esperti internazionali. Se la domanda di mobilità sostenibile è in crescita in tutta Europa, Italia compresa, nel nostro Paese invero di strada da fare c’è n’è ancora molta, a dispetto dei miglioramenti visibili anche a occhio nudo. Fino a 10 anni fa vedere persone in bicicletta, soprattutto nelle grandi città, era paragonabile a un miraggio, affidato a un manipolo di coraggiosi (o incoscienti a seconda del punto di vista in merito) che sfidavano traffico selvaggio, inquinamento atmosferico, e assoluta mancanza di regolamentazioni ad hoc e percorsi dedicati per gli amanti delle due ruote: oggi non c’è sindaco che non proponga piste ciclabili, incentivi al bike sharing o per l’acquisto di bici elettriche. Questo perché il numero dei ciclisti in Italia è in costante aumento anno dopo anno, ma le strutture non sono ancora all’altezza del resto d’Europa, come dimostra questo breve viaggio tra le (poche) luci e le (molte) ombre del sistema bici nel cosiddetto Belpaese.

Degrado, tempi di lavorazione troppo lunghi per le piste, costi onerosi, sicurezza per i ciclisti ancora carente: le criticità che rendono l’Italia fanalino di coda in Europa sono diverse, pur non mancando nelle nostre città anche costruzioni innovative e d’avanguardia come la Velostazione di Bologna. Ma la cultura della mobilità sostenibile richiede tempi lunghi in un Paese che da troppo tempo e in troppi settori cruciali della vita politica, economica e sociale, è invischiato nell’immobilismo e nella gerontocrazia.

La classifica europea

L’ultima classifica internazionale è stata pubblicata a maggio 2016 da Copenhagenize Index, che misura e classifica le città più favorevoli alle due ruote: tra i primi 30 posti non figura nessuna città italiana, mentre il Nord Europa è capofila del trend ciclistico, tra Germania, Olanda e Paesi scandinavi che fanno la parte del leone, senza dimenticare gli enormi progressi della Francia, con Parigi che promette di essere al top entro i prossimi 5 anni. Allo stato attuale, figura in testa Copenaghen, seguita da Amsterdam, che si fa vanto di strutture avanzate come il tunnel ciclopedonale alla Stazione, e un’altra città olandese, Utrecht. Non ci sono Milano, Roma o Napoli, ma nemmeno realtà di dimensioni intermedie tradizionalmente legate alle due ruote come le emiliane Parma, Reggio Emilia o Bologna. D’altronde basta guardare certe statistiche per rendersi conto del gap da colmare: se infatti a Milano, che tra le grandi città nostrane è una delle meglio attrezzate, utilizzano la bici solo 4 cittadini su 100, a Copenaghen sono 50, ad Amsterdam 26, a Monaco di Baviera 14. Una distanza a dir poco siderale.

Piste ciclabili in città: cosa non funziona

Sull’incentivo all’uso della bicicletta, Milano, che è una delle capitali mondiali dello smog, ha raggiunto risultati ragguardevoli, ad esempio sotto il profilo del bike sharing: in 4 anni si è passati dagli 1,4 milioni di prelievi di bici del 2012 ai 3,1 milioni del 2015, con una crescita costante di circa 500mila utilizzi ogni anno. Tuttavia, al netto dei progressi indiscutibili, il piano per le ciclabili procede molto a rilento rispetto ai progetti iniziali, con troppi cantieri fermi e ritardi nelle infrastrutture, considerate troppo onerose e prive del necessario ‘effetto rete’ che colleghi l’intero capoluogo lombardo, secondo il giudizio delle associazioni ambientaliste locali. C’è chi sta messo molto peggio di Milano, ed è Roma: nella capitale è polemica per lo stato di degrado in cui versa la pista ciclabile al Torrino, con discariche sparse lungo il percorso, giacigli di senzatetto, vegetazione che copre in alcuni punti oltre metà della pista. E a vergogna si aggiunge vergogna considerando le condizioni a dir poco precarie dell’antico ponte romano, a cui manca anche la più elementare manutenzione: si tratterebbe potenzialmente di una pista ciclabile mozzafiato, che costeggia il Tevere in direzione Ostia in mezzo a resti di epoca romana, immergendosi nel parco della riva del fiume. Un’infrastruttura che da fiore all’occhiello per la mobilità dell’Urbe si trasforma in simbolo del declino della città, e per estensione della nazione tutta.

In mole città italiane di medie e grandi dimensioni il numero di piste ciclabili è ancora insufficiente, e troppo spesso accompagnate da polemiche di varia natura: a Napoli ad esempio la grande pista che dalla periferia occidentale arriva fino al centro ha suscitato più di una perplessità per le modalità di realizzazione, con passaggi pericolosi per i ciclisti soprattutto nel quartiere Fuorigrotta, e non ultima è arrivata la protesta per il cordolo di separazione nel tratto del Lungomare che sarebbe pericolosa per gli automobilisti, oltre che troppo costosa. A Genova gli automobilisti hanno saltato a piè pari il problema parcheggiando troppo spesso sopra tratti delle pista di via XX Settembre sin dalla sua inaugurazione nel 2015, ed anche a Torino non sono mancate interrogazioni in consiglio comunale per la mancanza di protezioni e sicurezze dei percorsi un paio di anni fa. Questi sono solo alcuni esempi che rivelano forse in definitiva la mancanza di una progettualità e di una strategia di più ampio respiro, che integri il sistema di trasporto ciclistico all’interno di un piano di mobilità sostenibile al servizio dell’intera cittadinanza, che contempli i diversi bisogni di tutti gli utenti ma che abbia come fine ultimo il progressivo disincentivo all’uso delle auto per migliorare la qualità dell’aria, e in definitiva, della vita cittadina.

Le piste ciclabili più belle d’Italia

Siccome vogliamo cercare di fornire una radiografia quanto più obiettiva possibile, e poiché non esistono solo le grandi realtà urbane, dopo aver, a nostro avviso giustamente, puntato il dito sulle cose che non funzionano, per migliorare e rimettersi al passo con un’Europa che corre veloce in sella alle due ruote, vogliamo sottolineare anche gli aspetti positivi, dedicando parte della nostra attenzione alle piste ciclabili più belle d’Italia, percorsi dedicati agli amanti delle bici segnalati dalle associazioni di appassionati ed esperti. La capitale italiana della bicicletta è Ferrara, con numerose piste ciclabili che si intersecano tra le bellezze naturali ed artistiche della città: la nostra Copenaghen, che anche se non figura ai vertici della citata classifica europea, non ha troppo da invidiare alle realtà più evolute del Vecchio Continente.

Per coloro che amano i lunghi percorsi segnaliamo i 105,58 chilometri di strada pianeggiante che collegano Padova a Ferrara per la maggior parte su piste ciclabili o comunque su strade secondarie poco trafficate, attraverso itinerari artistici e naturali, come d’altronde i 126,61 chilometri tra Ravenna e Ferrara, che costeggiano chiese e monumenti come argini di fiumi e vallate. L’incomparabile bellezza del territorio italiano riesce in parte a riscattare le carenze strutturali e culturali che connotano le piste ciclabili italiane, come dimostrano anche, tra le nostre ultime segnalazioni, le affascinanti piste ciclabili nella zona dei Navigli a Milano, in particolare quella che dal Naviglio grande giunge fino a Pavia attraversando luoghi storici della città e poi cascine e borghi antichi.

Se conoscete piste ciclabili in Italia da suggerire agli appassionati non esitate a segnalarcele nello spazio commenti oppure attraverso le nostre pagine social.

Giulio Ragni

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