Come devono essere le piste ciclabili per risultare davvero efficaci? Uno studio dei ricercatori della Harvard School of Public Health pubblicato sulla rivista Science of Total Environment spiega come realizzare una corsia riservata appositamente ai ciclisti nelle città senza che i gas di scarico delle auto ed altre problematiche connesse annullino i benefici di andare in bicicletta: perché pedalare fa bene alla salute, contribuisce al miglioramento della qualità dell’aria e non congestiona il traffico urbano, ma i ciclisti restano esposti alle emissioni di Co2 delle automobili se le piste riservate non sono costruite con criteri di efficienza.
Gli scienziati di Harvard hanno monitorato le piste ciclabili di Boston, analizzando i livelli di due sostanze inquinanti, le particelle di carbonio incombuste e il biossido di azoto, considerati fattori determinanti per lo sviluppo di patologie quali asma e disturbi cardiaci. Il risultato delle analisi non lascia dubbi: questi livelli di sostanze inquinanti calano di circa un terzo quando le piste ciclabili sono separate da una barriera vegetale dalla strada trafficata, poiché le piante fungono in qualche modo da protezione per i ciclisti, anche nei pressi di strade intensamente attraversate dalle auto. Ancora preferibile risulta ovviamente la presenza di percorsi ciclabili che consentono di aggirare vie molto trafficate, ma laddove non sia possibile, l’uso di barriere vegetali comporta un miglioramento sostanziale.
Piers MacNaughton, che ha coordinato il lavoro del team di scienziati, fornisce ulteriori precisazioni in merito agli esiti delle analisi: ‘La distanza dalla carreggiata stradale, la presenza di vegetazione come elemento separatore e la ridotta densità di intersezioni con i flussi veicolari sono i fattori determinanti per la qualità dell’aria. Il vantaggio delle piste separate dal traffico è che consentono di bypassare gli incroci, con sovrappassi o sottopassi. E questo non solo aumenta la sicurezza e riduce i tempi di viaggio, ma tiene alla larga i ciclisti dagli ingorghi dove la qualità dell’aria è particolarmente cattiva‘. Ora che anche in Italia si stanno diffondendo con sempre maggiore frequenza le piste ciclabili, questi risultati possono fornire preziosi consigli per migliorare strutture ancora carenti e costruire nuovi percorsi di pari passo con un ritorno della vegetazione, e conseguente arretramento del cemento, nelle nostre città: ‘Questi risultati suggeriscono dunque che i ciclisti possono ridurre la loro esposizione all’inquinamento da traffico veicolare, durante i loro spostamenti urbani, usufruendo laddove è possibile di percorsi ciclabili separati da alberi e cespugli che, a prescindere dall’intensità del traffico in strada, interferiscono con la dispersione degli inquinanti‘, conclude MacNaughton. Il numero di ciclisti è ormai in costante aumento nelle metropoli europee ed americane, e sulla base delle nuove esigenze di questa fetta di popolazione, bisognerà rivedere in maniera intelligente e sostenibile i piani urbanistici. Piste ciclabili sì, ma con la vegetazione a fare da scudo contro i gas di scarico.