[didascalia fornitore=”ansa”]Autoritratto di Antonio Ligabue[/didascalia]
Arte e denaro, un connubio che accompagna da sempre il destino degli artisti che hanno fatto la storia. Ma quali sono i pittori famosi morti poveri? Che l’arte, soprattutto se accompagnata dal genio e dal talento di chi la produce, sia inevitalbilmente legata al mondo dell’economia è, soprattutto oggi, un dato di fatto: basta guardare alle ultime vendite record (un nome su tutti: il Salvator Mundi di Leonardo, ad oggi l’opera d’arte più costosa di sempre – 240 milioni di dollari) per capire che un’opera è spesso banalmente legata alla sua quotazione piuttosto che al suo significato o al genio che l’ha prodotta. Ed anche in epoche straordinariamente ferventi – il Rinascimento su tutti, periodo che ha dato vita ad artisti immortali come Leonardo o Michelangelo – il denaro andava di pari passo con l’arte: oltre ad essersi sviluppata in Paesi economicamente fiorenti (il Rinascimento in Italia o la Belle Époque in Francia) permetteva agli artisti del tempo di godere di committenze prestigiose e di sostanziosi compensi. Per alcuni, tuttavia, vuoi il temperamento ribelle (Caravaggio), vuoi la prematura scomparsa (Van Gogh, incompreso a suo tempo, se fosse vissuto di più forse, oltre alla fama, avrebbe conosciuto anche la ricchezza) alcuni dei pittori più famosi della storia sono morti irrimediabilmente poveri. Volete saperne di più? Ecco gli esempi e i nomi più illustri.
Inutile ribadire l’importanza che l’arte di Van Gogh (tra i pittori famosi morti poveri) ebbe su tutta la pittura successiva. Autore di capolavori come Notte stellata (che rimane uno tra i 10 quadri più famosi dell’artista olandese) o La stanza di Vincent, ebbe una vita breve e dilaniata dai suoi disturbi mentali: fu nella pittura (iniziata tardi, a 27 anni) che Vincent riuscì a trovare una sorta di equilibrio, producendo una serie infinita di opere (quasi novecento dipinti, più un migliaio di disegni) che lo porteranno poi ad essere considerato tra i pittori più significativi dell’Ottocento. Eppure, la sua arte fu compresa solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1890 quando aveva solo 37 anni: durante la sua vita vendette un solo quadro, morì in assoluta povertà e, forse, per sua stessa mano – la versione ufficiale, infatti, è quella che vuole Van Gogh morto per un colpo di pistola autoinflitto, alcuni sostengono invece che sia stato ucciso da un ragazzo del posto.
Modigliani incarna perfettamente il modello dell’artista bello e maledetto. La sua vita fu segnata dalla povertà fin dall’infanzia, quando il padre, che aveva un’impresa di cambiavalute, finì in bancarotta. Questo non impedì al futuro autore delle celeberrime teste di appassionarsi alla pittura e di avvicinarsi ad ambienti artisticamente stimolanti come la Parigi dei primi del Novecento, ove entra in contatto con artisti come Picasso e col movimento dei Fauves. Genio e sregolatezza furono il filo conduttore di tutta la sua esistenza, decisamente fuori dagli schemi e dedita al bere, alle donne e all’uso di stupefacenti. Per questo la vita di Modigliani, celebre per i suoi ritratti stilizzati e dai colli affusolati, fu sempre all’insegna della povertà; fino alla morte, ai primi del 1920: ammalatosi di polmonite dopo essere rimasto, ubriaco, sotto la pioggia, si aggravò per una meningite tubercolosa. Muore il 24 gennaio del 1920.
Parlando di pittori famosi poveri, artisti che soprattutto post mortem hanno avuto il giusto apprezzamento, non possiamo non parlare di Antonio Ligabue, ‘el matt’, come veniva soprannominato a suo tempo dai contadini di Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, luogo d’origine della sua famiglia e dove l’artista visse, dopo aver trascorso l’infanzia in Svizzera. Affetto da disturbi psichiatrici (fu rinchiuso, per la prima volta, a soli 18 anni nel manicomio di Pfäfers) forse legati alle sorti dei suoi familiari (non conobbe mai il padre ma fu adottato da Bonfiglio Laccabue, marito della madre, morta prematuramente insieme a tre fratelli – morte per cui Antonio accusò il patrigno), cominciò a dipingere distinguendosi da subito per i soggetti rappresentati e per l’uso, quasi infantile, dei colori. Il primo ad accorgersi del genio naif del pittore fu Marino Mazzacurati, artista emiliano dell’epoca che diede a Ligabue la possibilità di coltivare il suo talento. La sua vita, tuttavia, fu segnata dal tormento, da forme di autolesionismo e da continui ricoveri in ospedali psichiatrici, cosa che non gli impedì di intensificare la sua attività artistica, facendosi conoscere da critici, studiosi e mercanti d’arte. La ricchezza, però, non fu mai parte della sua esistenza, che finì nel 1965 dopo essere stato colpito da una grave forma di paresi. Oggi, Antonio Ligabue è considerato tra i maggiori pittori espressionisti italiani, incarnazione perfetta dell’artista contadino, autodidatta e totalmente istintivo.
Parlando di pittori famosi morti poveri, infine, vale la pena citare anche il grande Michelangelo Merisi che, se non condusse un’esistenza agiata, viste le importanti committenze che otteneva, fu solo per il carattere indocile che lo distinse da sempre. Anche in questo caso, arte e genio si accompagnano ad una buona dose di sregolatezza, dato che Caravaggio, pittore per eccellenza della luce, e punto di riferimento importante per tutta la pittura successiva, aveva una personalità ben poco accomodante. La sua biografia, infatti, è costellata da continui episodi di violenza, da risse, donne e bevute colossali. Un pittore decisamente controcorrente, ribelle e poco incline alle regole del tempo, cosa che lo portò ad avere guai con la giustizia fino alla condanna a morte per omicidio. Secondo la storiografia ufficiale, morì a Porto Ercole per malattia fuggendo dalle ire dei Cavalieri di San Giovanni dopo che, a Malta, durante l’ennesima rissa, ne aveva ferito un membro, ma alcuni studi risalenti a qualche anno fa ipotizzano una morte violenta del pittore, assassinato da emissari dei Cavalieri di Malta con il ‘tacito assenso della Curia Romana’, non a Porto Ercole bensì a Palo, a pochi chilometri da Civitavecchia. Morto tragicamente, dunque, e non certo in condizioni di ricchezza, anche Caravaggio è tra i pittori famosi morti poveri.
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