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È una bellissima mostra quella che Palazzo Reale di Milano ci propone a proposito del grande Kandinsky, e non è scontato dirlo: non tutte le mostre riescono bene. Questa sì, particolarmente, perché alle opere più note che hanno fatto il giro del mondo dal XIX secolo ad oggi si affiancano i dipinti meno inflazionati della giovinezza, i ricordi di quella Francia tanto amata e poi i lavori dell’ultimo periodo, in cui ai colori forti e accessi si sostituiscono le tinte pastello: i celesti, i rosati, i violacei, le tinte ambrate.
Così, tra le sale espositive di Palazzo Reale fino al 27 aprile è possibile fare un assaggio del pittore nella sua interezza: il Kandinsky che conta, quello che fu propedeutico alla maturità e infine quello della senilità. In mezzo, il dramma della guerra, gli amori, i tanti spostamenti tra città, paesi, scuole d’arte, gli esperimenti d’avanguardia, senza dimenticare mai l’impegno nella critica, nella teorizzazione e nel teatro, tale da renderlo un artista a 360 gradi.
Le oltre ottanta opere esposte, presentate in ordine cronologico, provengono tutte dal Centre Pompidou, giacché Parigi fu una città centrale nel percorso di vita del pittore: non a caso la curatrice della mostra – promossa e prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, Palazzo Reale, il Centre Pompidou di Parigi, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group – è Angela Lampe, storica dell’arte nonché curatrice e conservatrice del Centre Pompidou di Parigi, in collaborazione con Ada Masoero.
La prima parte della retrospettiva è dedicata a quelle opere in cui Kandinsky non era ancora un pittore astratto, ma si avvicinava di più all’Impressionismo francese: è allora interessante scoprire come le sue doti fossero raffinate e delicate già da allora, in quegli scorci del parco di Saint-Cloud, o dei mulini dell’Olanda. Ai quadri di Palazzo Reale fanno da sfondo e da contesto le più importanti città dell’epoca: Parigi, Berlino, Monaco, Mosca, seguendo di volta in volta le influenze tardo-impressioniste, le linee del Bauhaus (specialmente dal 1921 al 1933), fino a quell’astrattismo che tanto lo caratterizzò e di cui lui stesso scrisse nei vari saggi prodotti nel corso della vita.
L’ultima parte della mostra dà il meglio di sé con un tripudio di opere dalle grandi dimensioni e dai colori intensi, seppur sempre delicati: Kandinsky è ormai pienamente padrone della propria arte, tanto da produrre ora capolavori come Composizione IX, Ammasso regolato e lo splendido Azzurro cielo.
Informazioni utili:
www.kandinskymilano.it
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