La plastic tax, introdotta nella futura manovra di bilancio, sta creando dibattiti e polemiche in parlamento e tra gli imprenditori, poichè la tassa colpirà molte aziende che però riverseranno il costo sugli acquirenti finali, cosicchè lo Stato avrà un ulteriore entrata non da poco, anche se la misura non avrà un effetto reale sul problema. Infatti l’obiettivo è quello di portare le aziende nostrane ad una diminuzione dei prodotti monouso e non quella di portare altri soldi nelle casse dello Stato a discapito del consumatore medio.
Cosa prevede la plastic tax
Bottiglie di plastica, buste e vaschette in polietilene monouso (come quelle che contengono l’insalata), ma anche il tetrapak del latte o i contenitori dei detersivi: sono alcuni degli esempi dei prodotti che subiranno la tassa sulla plastica della manovra 2020. La plastic tax prevede un’imposta di 1 euro al chilo. A questi prodotti si aggiungono: il polistirolo, i tappi di plastica, le etichette, i manufatti in plastica per imballaggi, i rotoli pluriball e le pellicole. Di fatto una grande quantità di materiali che sono ormai di uso quotidiano subiranno la stangata della plastic tax. Inoltre l’imposta sulla plastica prevede anche degli incentivi per l’utilizzo di materiali biodegradabili, per favorire la transizione verso un economia eco-sostenibile. Si parla, infatti, di un credito d’imposta del 10% fino ad un importo massimo di 20 mila euro.
Il risvolto negativo
Il fine è legittimo, ma il modus probabilmente no. Infatti le aziende che subiranno la tassa, presumibilmente, si rifaranno sul consumatore aumentando i prezzi. Si stima che questa tassa si riverserà sulle famiglie, che sono gli acquirenti finali, con un aumento medio della spesa che arriverà a 138 euro secondo la Federconsumatori, mentre secondo il Codacons addirittura fino a 156 euro, per ogni nucleo famigliare. Infatti, nulla impedirà alle aziende di aumentare i costi dei propri prodotti, così da non toccare il proprio plusvalore.
La polemica
“Dopo tanti anni in cui si è parlato dell’effetto della plastica nei mari, sull’inquinamento mondiale, l’Italia ha deciso di cominciare una conversione veloce del proprio sistema produttivo. Come lo fai? Con la fiscalità. Da una parte tassi i prodotti più inquinanti, dall’altra devi aiutare le imprese. Io dico soltanto che i politici guardano alle prossime elezioni, gli statisti guardano alle future generazioni”, parla così il leader pentastellato, di ritorno dalla Cina. Infatti, a Di Maio non sembra preoccupare l’effetto che avrà la manovra di bilancio sulle future elezioni, soprattutto quelle previste in Emilia Romagna, regione leader nel settore del packing e dell’imballaggio. Mentre, il Partito Democratico sembra essere molto dubbioso e preoccupato dell’effetto boomerang che potrà avere tale manovra, tanto che il Presidente Bonaccini (Pd) ne chiede una revisione immediata. Invece, il ministro dell’economia Gualtieri sostiene la tassa sulla plastica, che avvicina l’Italia alle politiche green del resto d’Europa, e afferma: “Dobbiamo ridurre l’utilizzo della plastica monouso. Non possiamo prima applaudire i giovani in piazza per l’ambiente e poi non agire”, ammettendo però che la manovra ha bisogno di qualche modifica per venire incontro alle aziende della penisola. Ovviamente non sono mancate critiche dall’opposizione, il leader di Italia Viva, infatti, critica la manovra chiedendo il ritiro immediato della tassa.
Considerazioni
Indubbiamente l’Italia aveva bisogno di una virata verso un economia green, che si avvicinasse alle misure già adottate dal resto d’Europa. Infatti, la tassa sulla plastica recepisce, almeno in parte, la direttiva europea su determinati prodotti in plastica monouso, adottata lo scorso maggio dal consiglio Ue. Però, l’introduzione della tassa potrebbe avere l’effetto inverso, perchè non è detto che le aziende convertiranno il proprio sistema di produzione, ma potrebbero semplicemente scaricare la tassa sull’acquirente finale, aumentando il prezzo del proprio prodotto.