Perché è stata punita solamente la Juventus, penalizzata di 15 punti in campionato, per il caso plusvalenze false: come si difenderà il club.
La sentenza della Figc ha lasciato molte perplessità, non solo tra i tifosi bianconeri. La società potrebbe puntare sulla disparità di trattamento nel ricorso in attesa delle motivazioni.
Nella serata di ieri è arrivata la sentenza della procura federale. L’effetto della nuova inchiesta sul caso plusvalenze false ha portato alla penalizzazione di 15 punti per la Juventus, coinvolta inizialmente insieme ad altri otto club (Sampdoria, Genoa, Empoli, Pisa, Pescara, Parma, Pro Vercelli, Novara) e alle sanzioni ai dirigenti ed ex dirigenti e consiglieri.
Una sentenza che ha destato diverse perplessità, mentre si dovranno attendere una decina di giorni per le motivazioni della Corte della Figc. La Juventus ha promesso ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport una volta venuta in possesso di tali motivazioni e il club torinese dovrebbe puntare la sua difesa – guidata da Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Nicola Apa – sulla disparità di trattamento. I bianconeri infatti hanno effettuato due aumenti di capitale dal valore di 700 milioni di euro, mentre le contestate plusvalenze contano “solo” 60 milioni sul bilancio.
Ma cosa ha portato la procura a revocare il suo precedente pronunciamento sul caso? A maggio infatti tutte le nove squadre coinvolte erano già state prosciolte per “insussistenza delle accuse della procura”. L’indagine era partita nel 2021, quando la Covisoc – commissione di controllo finanziario nel mondo del calcio – aveva segnalato alla procura federale 62 operazioni sospette e probabilmente identificabili come false plusvalenze: in sintesi, scambi di giocatori tra società ritenuti non proporzionati al fine di sistemare i bilanci.
La Juventus era coinvolta in 42 delle 62 operazioni segnalate e dalle indagini saltarono fuori diverse trattative sia con squadre estere che con gli altri otto club già citati. Le richieste però della procura federale, nel processo del maggio del 2022, non erano state accolte dalla Corte d’Appello visto che non si era riusciti a dimostrare il reale valore di un calciatore e come questo potesse influire nei bilanci – con presunte irregolarità.
Le motivazione che hanno complicato le cose per la Juventus non sono le medesime, visto che di fatto il valore di un calciatore viene stabilito da acquirente e venditore – con quotazioni che possono tranquillamente sfociare in pronostici errati. E’ stata la Procura di Torino – non la giustizia sportiva – alla fine del 2021 a iniziare altre indagini sulla Juventus per falso in bilancio e false fatturazioni, tramite l’acquisizione di elementi al fine di dimostrare manipolazioni finanziare, come intercettazioni e documenti della società.
La procura ha dunque ripreso le indagini alla luce di questi nuovi elementi – alcuni anche trapelati tramite La Gazzetta dello Sport, come la conversazione tra Andrea Agnelli e John Elkan – ritenendoli pertinenti per una riapertura del processo. Si arriva dunque a venerdì, ai 15 punti di penalizzazione, con il club bianconero che parla di “ingiustizia”, e alla sentenza della Corte che alle richieste della procura di 9 punti ne aggiunge altri 6 ritenendo validi gli ulteriori elementi emersi durante la seconda fase delle investigazioni.
Per quanto riguarda invece le altre otto squadre prosciolte a differenza della Juve, la Corte non le avrebbe ritenute coinvolte vista la mancanza di nuovi elementi rispetto alla sentenza di maggio 2022.
Sempre in attesa delle motivazioni, l’accusa avrebbe fatto emerge la “slealtà sportiva” della Juventus, che all’articolo 4 del Codice di Giustizia sancisce la responsabilità della società per le azioni dei tesserati.
La Figc nelle prossime settimane si esprimerà anche sulle manovre stipendi, ossia gli accordi di restituzione di stipendi che la società avrebbe preso con i calciatori per circa 67 milioni di euro che però non risulterebbero nei bilanci. Mentre il prossimo 27 marzo si terrà l’udienza preliminare dopo l’indagine Prisma della Procura di Torino – ordinaria – per definire se i dirigenti e gli ex dirigenti che si sono dimessi in blocco lo scorso 28 novembre dovranno andare a processo per: manipolazione del mercato, falso in bilancio, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità.
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