Tempesta mediatica e politica sul ministro del Lavoro, Giulio Poletti, dopo la frase detta davanti alla platea dell’Istituto ‘Manfredi Tanari’ di Bologna: “Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. E’ per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curricula“. Immediatamente sono arrivate le critiche, in particolare dal Movimento 5 Stelle: “E’ un calcio in faccia a chi cerca lavoro”.
Il ministro, a Bologna, aveva aggiunto: “I rapporti che si instaurano nel percorso di alternanza scuola – lavoro fanno crescere il tasso di fiducia e quindi le opportunità lavorative”. Il tam – tam mediatico aveva però già portato il mondo politico ad attaccare Poletti per la frase sulla partita a calcetto. Anche perché non è la prima volta che il ministro fa gaffe a proposito del mondo del lavoro. Dai cervelli in fuga all’estero: “E’ meglio che non rientrino perché il Paese non soffrirà a non averli più tra i piedi”, alla “laurea da 110 e lode è inutile a 28 anni”. L’ultima volta si scusò con un video su Facebook dopo una mozione di sfiducia presentata dal M5S: “Non ho mai pensato che sia un bene per l’Italia il fatto che ci siano giovani che se ne vanno, volevo solo sottolineare che qui ci sono dei giovani bravi, che ci sono giovani competenti, impegnati e che a questi giovani bisogna dare questo riconoscimento”.
L’ultimo autogol, a Bologna, è stato così commentato dai deputati pentastellati: “E’ un calcio in faccia ai molti giovani disoccupati: ormai è da cartellino rosso”. Alessandro Di Battista chiede polemicamente: “Anche Buzzi giocava?” riferendosi alla foto in cui Poletti è insieme al ras delle coop di ‘Mafia Capitale’, Salvatore Buzzi. Questa volta, però, è pure il Pd a prendere posizione contro il ministro. Antonio Misani spiega: “Sono discutibili le affermazioni del ministro, soprattutto se pronunciate da chi di lavoro si deve occupare istituzionalmente: se Poletti voleva fare dell’ironia, l’hanno capita veramente in pochi”. Su Twitter, il deputato di Mdp, Arturo Scotto, dà un consiglio: “Caro Poletti, il lavoro non si conquista con il calcetto, anche perché tu da ministro non hai dimostrato di essere Maradona”.
Troppe e varie le polemiche, tanto che Poletti ancora una volta tenta la marcia indietro. Precisando: “Vedo che si stanno strumentalizzando alcune frasi che ho pronunciato in occasione di un incontro con gli studenti di una scuola di Bologna, per parlare di alternanza scuola – lavoro, e che gli studenti hanno compreso e condiviso nel loro significato. Per questo, voglio chiarire che non ho mai sminuito il valore del curriculum e della sua utilità. Ho sottolineato l’importanza di un rapporto di fiducia, che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico. E quindi dell’utilità delle esperienze che si fanno anche fuori dalla scuola”.
A Bologna, tra l’altro, il ministro del Lavoro aveva risposto a un ragazzo che gli chiedeva se fosse possibile spostare gli stage nei mesi estivi invece che durante l’anno scolastico: “Nel 2015 dissi che tre mesi di vacanza erano troppi, raccontando che in estate i miei figli li mandavo a lavorare al magazzino della frutta a raccogliere le casse. Allora mi sono preso la mia dose di schiaffi perché mi hanno detto che volevo cancellare le vacanze, invece bisognerebbe ascoltare quello che uno dice”. Forse, caro ministro, i concetti ci possono anche stare, ma dovrebbe affinare le spiegazioni.