Con il loro giubbotto arancione avevano cercato di fare proselitismo e far rispettare la sharia per le strade di Wuppertal, in Germania. Ora, otto dei nove componenti della polizia della sharia, la sedicente pattuglia islamica creata dal predicatore salafita Sven Lau, potranno essere mandati a processo per “violazione delle leggi che vietano di indossare divise con messaggi politici“. Il gruppo era già stato segnalato dalla Procura lo scorso anno, ma la corte distrettuale di Wuppertal non aveva ravvisato gli estremi per il processo, scatenando non poche polemiche. Ora la decisione della tribunale di Düsseldorf che ribalta tutto e apre le porte del tribunale per Lau e i suoi adepti.
Sven Lau è noto da tempo alle autorità tedesche ed è una delle personalità più influenti in Germania del salafismo, la corrente più estremista dell’Islam. Su di lui pende anche l’accusa della Procura federale di aver sostenuto un gruppo terroristico legato all’Isis in Siria.
La decisione di portare in tribunale la polizia della sharia potrebbe rappresentare un nuovo capitolo nella difficile convivenza tra gli islamisti più intransigenti e la popolazione tedesca, musulmani compresi.
La pattuglia era salita agli onori della cronaca nel settembre del 2014 quando erano iniziate le ronde pro sharia per le strade di Wuppertal, nella parte occidentale della regione della Ruhr: nove persone, di età compresa tra i 24 e i 35 anni, giravano per la città con indosso giubbotti catarifrangenti con la scritta “sharia police” e chiedevano alla persone di attenersi alle regole della religione islamica, come il non bere alcolici o ascoltare musica “blasfema”. Monitorati a lungo, erano stati visti mentre distribuivano volantini, in inglese, su una presunta “zona controllata dalla sharia“.
All’epoca, la cancelliera Angela Merkel aveva commentato la vicenda dichiarando che nessuno aveva il diritto di svolgere il lavoro della Polizia. Stesso tono è stato usato ora dal capo della Polizia di Wuppertal, Birgitta Rademacher: “Non saranno tollerati alcuna intimidazione o provocazione“.
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