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Categories: Cronaca

Poliziotti applaudono gli assassini di Federico Aldrovandi: una petizione per identificarli

Ogni volta che scoppia un caso di violenze e abusi da parte di poliziotti è impossibile procedere all’identificazione, e quindi alla denuncia, di chi ha effettivamente usato violenza e abusato del proprio potere perché, tendenzialmente, questi casi avvengono durante manifestazioni o cortei e quindi i tutori dell’ordine (anche quelli presunti) hanno il volto coperto dal casco. Molto diverso è, invece, il caso dei poliziotti che durante una riunione sindacale hanno applaudito i loro colleghi condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi. È arrivato il momenti di identificarli, denunciarli e sanzionarli.

Spesso, infatti, capita che faccia notizia un poliziotto o un gruppo di agenti che durante una manifestazione di piazza abusa del proprio potere e delle armi che ha a disposizione (leggi qui tutti i casi più eclatanti degli ultimi anni) e ogni volta a rimetterci la faccia è tutta la Polizia, perché quel soggetto o quel gruppo di delinquenti in divisa non sono si possono identificare in quanto nascondono la propria identità sotto la tenuta antisommossa.

La ragione per cui la Forze dell’Ordine indossano una divisa è molto semplice: non ci devono essere singoli, ma rappresentanti dello Stato, delle istituzioni e soprattutto delle leggi. La divisa, però, non può diventare una maschera che legittima il singolo a comportarsi come se non fosse un rappresentante dello Stato, delle istituzioni e soprattutto delle leggi (Leggi qui la storia di una riforma mai approvata).

Per questo se fossi un poliziotto (uno di quei tanti onesti e per bene che ci sono) accetterei di andare in “ordine pubblico”, così come si chiamano nell’ambiente i servizi durante le manifestazioni di piazza, solo se sul mio casco venisse apposto un codice alfanumerico: se non è, infatti, possibile identificare le mele marce, quantomeno io vorrei essere sicuro di non essere confuso con loro.

E da cittadino continuo a non capire come sia possibile che non siano i poliziotti stessi, quella stragrande maggioranza che vuole fare il proprio lavoro nel modo migliore, a chiedere che ci sia un modo per identificare, denunciare e soprattutto allontanare dalla Polizia (in modo da impedire che venga compromessa l’immagine dell’intero apparato) chi usa la divisa come un passamontagna per coprire le proprie delinquenze.

Nel caso dei, ahimè, poliziotti che hanno applaudito i loro colleghi condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi la Polizia ha finalmente la possibilità di riscattarsi da quell’immagine di casta i cui appartenenti si proteggono l’un l’altro con sistemi più mafiosi che polizieschi (l’omertà, ad esempio). Quei poliziotti erano tutti a volto scoperto e soprattutto la maggior parte erano appartenenti ad una stessa sigla sindacale (il SAP), che presumibilmente li avrà registrati fra i propri iscritti.

Identificarli, allora, questa volta, non è solo possibile, ma è addirittura doveroso, soprattutto ora che si è diffusa la notizia che Riccardo Magherini, morto lo scorso 3 marzo subito dopo l’arresto, potrebbe aver avuto la stessa sorte di Federico. Io da cittadino voglio conoscere i nomi di queste persone che dovrebbero occuparsi di proteggermi dagli assassini e invece solidarizzano con loro. Ma soprattutto, sempre da cittadino, voglio che nei confronti di queste persone venga aperta un’indagine per sapere se si configura (come credo) il reato di apologia di reato e se quindi non debbano essere condannati per questo. E infine voglio che, essendo pregiudicati, vengano immediatamente allontanati dalla Polizia.

Questa petizione online chiede proprio che la Polizia, quella onesta, apra un’indagine per identificare quei soggetti che hanno applaudito gli assassini di Aldrovandi e consegni i nomi e i cognomi di quei poliziotti disonesti alla Magistratura affinché possa valutare l’ipotesi di una denuncia per apologia di reato.

Fabrizio Capecelatro

Fabrizio Capecelatro è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di politica e cronaca, con particolare riguardo a tematiche incentrate su criminalità organizzata e camorra. Su temi di attualità e di cronaca criminale ha scritto anche su Pourfemme.

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