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Permettevano ai rom di rubare in stazione Centrale a Milano, a patto di ottenere parte del bottino. Due poliziotti sono stati arrestati dalla polizia ferroviaria perché, invece di arrestare un gruppo di borseggiatrici rom che derubava i passeggeri dei treni, chiedevano soldi per non denunciarle e addirittura le avrebbero minacciate di ”portare via” i loro bambini. Anche la banda dei rom coinvolta in questa vicenda è stata arrestata, e 23 nomadi, di origine serba e bosniaca, sono stati messi in carcere con l’accusa di associazione per delinquere. I due agenti di polizia sono agli arresti domiciliari e sono accusati di concussione e falso in atti d’ufficio.
I borseggiatori riuscivano ad incassare tra i 5mila e 20mila euro a settimana rubando soldi e oggetti di valore a facoltosi turisti, soprattutto giapponesi, americani o di origine araba, usando spesso la scusa di aiutarli all’interno dei treni e lungo i binari della stazione. ”L’importo dei reati può essere variabile da 100 euro a 10mila euro al giorno”, ha spiegato una delle arrestate al gip. E per chiudere un occhio i due poliziotti, Cosimo Tropeano e Donato Melella – che dalle intercettazioni dei rom si capisce essere ”il cowboy” – in servizio alla sezione di contrasto ai crimini diffusi della Squadra Mobile, avrebbero chiesto e ottenuto soldi, come documentato dai filmati ripresi dalle telecamere di sorveglianza.
Le accuse si riferiscono quindi a diversi episodi, avvenuti dall’ottobre 2014 fino a tempi recentissimi, che sono stati filmati dalle telecamere di sorveglianza della stazione. Il furto record è quello di gioielli per 120.000 euro sottratti al passeggero di un treno. Nei capi di imputazione vengono contestati ai due agenti solo due episodi di spartizione del bottino per un totale di 1600 euro, ma l’ipotesi degli inquirenti è che i poliziotti abbiano intascato molto di più. Secondo il gip, infatti, i due (c’è un terzo agente indagato per falso) anche ”fuori dall’orario di servizio” avrebbero proseguito nella ”ricerca ossessiva di borseggiatrici”.
Sempre dall’ordinanza emerge che se i rom non accumulavano abbastanza denaro compiendo furti, i due poliziotti procedevano all’arresto. Oppure li accompagnavano ”in Questura, dove in cambio della libertà, il ”Cosimo richiede ancora denaro”, in un’occasione addirittura ”5mila euro”, ”che può essere portato, direttamente negli uffici della Questura, da altre nomadi”, come una sorta di cauzione. Il pm aveva chiesto il carcere per gli agenti, ma il gip ha disposto i domiciliari. ”Se verranno provate le accuse – ha spiegato il capo della Squadra Mobile Alessandro Giuliano – sarà un tradimento verso coloro che svolgono sempre egregiamente e con onestà le loro funzioni”.
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