In Polonia la Corte costituzionale ha votato per negare la possibilità di interrompere la gravidanza anche in caso di gravi malformazioni del feto. La legislazione polacca sul tema dell’aborto era già tra le più restrittive d’Europa, già consentendo IVG solo per motivi medici, ma adesso non sarà più possibile neanche in questo caso.
Secondo Julia Przylebska, presidente della Corte costituzionale, la legge che consentiva alle donne di interrompere la gravidanza, in quelle poche occasioni in cui veniva concesso, era comunque “incompatibile” con la Costituzione.
Il Partito della legge e della giustizia (PiS) al governo è stato promotore di questo ricorso alla Corte costituzionale polacca. Nel Paese le limitazioni all’aborto, da oggi consentito solo in caso di stupro, incesto o minaccia alla salute e alla vita della madre, erano state fortemente osteggiate.
L’anno scorso, infatti, le strutture sanitarie polacche hanno praticato in totale poco più di mille aborti (su quasi 38 milioni di abitanti), e solo circa il 2% di questi, secondo quanto riportato da Reuters, per stupro, incesto o pericolo di vita. (Per fare un rapporto, in Italia le IVG sono state circa 80 mila su 60 milioni di persone.)
L’articolo ora dichiarato illegale era quindi la motivazione quasi esclusiva per la quale le donne polacche potevano avere accesso a un aborto in patria: già molte infatti, dopo il rifiuto delle strutture nazionali, facevano ricorso a cliniche estere, una pratica che ora sarà inevitabilmente destinata ad aumentare per chi potrà permetterselo.
Alla sentenza non sono state risparmiate numerose critiche: l’ex Primo ministro polacco ed ex presidente del Consiglio dell’UE, Donald Tusk, ha dichiarato che “mettere all’ordine del giorno la questione dell’aborto e la decisione di un tribunale pseudo-giudiziale nel bel mezzo di una pandemia dilagante è più che cinico”.
La commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha utilizzato Twitter per dichiarare che la sentenza “viola i diritti umani”: “equivale a un divieto” di abortire, ha scritto. L’europarlamentare tedesca Terry Reintke, dei Verdi, ha fatto notare come la Corte sia “sotto il controllo politico del partito al potere”.
Quello dell’autodeterminazione non è un diritto negato alle sole donne in Polonia. Nel Paese una serie di limitazioni dei diritti umani sono in vigore, soprattutto nelle amministrazioni del PiS, molte delle quali per esempio si dichiarano libere da comunità Lgbt. Alle donne non sposate che si erano rivolte a cliniche per la fertilità, dopo aver negato la fecondazione assistita, il Governo centrale ha anche sequestrato ovuli ed embrioni conservati nelle cliniche per la fertilità.
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