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Pompei come duemila anni fa: sono state riaperte al pubblico 5 nuove Domus che continuano, dopo le sei riconsegnate a dicembre 2015, il percorso di ‘rinascita’ dell’area archeologica. Una novità di non poco rilievo per gli scavi più famosi d’Italia, che si arricchiscono di un nuovo percorso espositivo sulla scia della mostra ‘Mito e Natura’ (al via da oggi, 16 marzo, al 30 settembre 2016) tra il sito di Pompei e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L’apertura delle nuove Domus che, per evitare il deterioramento, saranno fruibili a giorni alterni, amplierà l’intero sito archeologico la cui area visitabile sarà così di 22 ettari circa. Tra le Domus restaurate (quella di Giulia Felice, del Frutteto, di Marco Lucrezio e di Octavius Quartius) c’è anche la splendida casa della Venere in Conchiglia che ospita, su uno dei muri del giardino, una magnifica pittura che mostra la dea sulle acque scortata da due amorini.
Pompei, dunque, continua a ‘farsi bella’ con la riapertura al pubblico di 5 nuove Domus. Le strutture, completamente restaurate, si aggiungono a quelle già riaperte a Natale che, in pochissimi giorni, hanno attirato nel grande museo a cielo aperto oltre 12mila visitatori. Un percorso di ‘rinascita’, quello intrapreso dalla città campana, che prevede anche la ricostruzione dei giardini così come si presentavano duemila anni fa: stessa disposizione delle aiuole e stesse piante, grazie alla lava che ne ha permesso la conservazione. In questo modo, ha spiegato Grete Stefani, archeologa, ‘è stato possibile scavare nei giardini e trovare i residui organici’ e, attraverso l’analisi pollinica, è stato possibile sapere con precisione quali piante, e come erano disposte, abbellivano le magnifiche ville pompeiane.
Come dicevamo, le nuove Domus riaperte al pubblico a Pompei sono 5: la casa di Giulia Felice, la casa del Frutteto, la casa della Venere in conchiglia, la casa di Marco Lucrezio e quella di Ottavio Quartione. Ognuna di esse racconta un pezzo di storia antica conservando, al suo interno, qualcuna delle caratteristiche che, oggi più che mai, le hanno reso immortali. La casa di Giulia Felice, ad esempio, conserva uno dei pochi bagni privati di cui i pompeiani facoltosi si potevano servire (Giulia Felice era una ricca imprenditrice), mentre la casa del Frutteto, appartenuta probabilmente ad un coltivatore di orti, conserva alcune tra le più belle pitture ‘naturalistiche’ mai ritrovate prima.
Ma il punto di forza della ‘rinascita’ di Pompei è senza dubbio la casa della Venere in conchiglia che ospita, come dicevamo, uno degli affreschi più belli, e meglio conservati, dell’intera area archeologica: ‘La Venere natante’. La struttura, danneggiata da un bombardamento nel 1943, è nota per la pittura, molto scenografica, che si estende per tutta la parete Sud: 3 pannelli che rappresentano una fontana con uccelli (a destra), una statua di Marte (a sinistra) e una finestra (al centro) che sembra aprirsi sul mare: proprio qui è rappresentata, in una conchiglia, Venere che, accompagnata da due amorini, sembra sospingersi verso Pompei – la dea, infatti, era la protettrice della città. Sebbene il dipinto non sia di grande eccellenza compositiva, è senza dubbio d’impatto e di grande effetto teatrale.
Tra le 5 Domus restaurate, c’è anche la casa di Marco Lucrezio, sacerdote del dio Marte e decurione della città, ove si trovavano magnifiche pitture ora conservate al museo Archeologico di Napoli. La domus di Ottavio Quartione, infine, è famosa per il bellissimo portico lungo il quale scorre un canale d’acqua, impreziosito da statue di animali e da un tempietto dal quale prendono vita scenografici giochi d’acqua – fu lo stesso Quartione, poi, a trasformare la sua casa in luogo di culto ad Iside.