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“Il ponte si è prima piegato e poi è caduto. Ci sono stati diversi fattori che hanno determinato il crollo del viadotto”, ha detto Roberto Ferrazza, a capo della Commissione ispettiva del Mit, al termine del sopralluogo sulle macerie del Ponte Morandi di Genova, parlando ai microfoni di Skytg24, dopo che anche le operazioni di ricerca delle vittime si sono concluse con un bilancio di 43 morti. Mentre i vigili del fuoco continuano ad operare tra le macerie per mettere in sicurezza l’area e bonificare la zona proseguono le indagini sul cedimento del ponte gestito da Autostrade per l’Italia dopo che la società concessionaria ha annunciato misure per vittime, sfollati e la ricostruzione del viadotto, ma non ha ritenuto di doversi scusarsi direttamente coi familiari per il crollo perché – come ha detto l’ad della società Giovanni Castellucci- “non riteniamo ci siano le condizioni per assumersi la responsabilità” di “un evento che deve essere ancora indagato a fondo”.
E si indaga per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti. Anche se al momento non ci sono nomi iscritti nel registro degli indagati.
Tra i detriti del Ponte Morandi crollato martedì scorso provocando 43 morti, gli inquirenti cercano qualsiasi tipo di traccia che possa trasformarsi in un indizio per arrivare a una prova che possa spiegare cosa è successo.
Lunedì inizia il lavoro della procura che sta indagando sulla terribile tragedia, da una parte gli inquirenti, con la polizia giudiziaria e i suoi consulenti e dall’altra parte la Commissione nominata dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Sul posto ci saranno anche alcuni tecnici e ingegneri della Società Autostrade.
Si cerca di far chiarezza sulle ipotesi di lavoro dato che a giocare un ruolo decisivo nel crollo non ci sarebbero solo gli stralli, quei tiranti trasversali in cemento armato che si pensa si siano rotti provocando il disastro, ma ci sono altri ‘diversi fattori’, come ha detto il capo della commissione del Mit, Roberto Ferrazza.
Quali concause hanno determinato il cedimento del ponte Morandi? Di chi è la responsabilità del crollo? In procura il pool guidato dal procuratore capo Francesco Cozzi lavora per ascoltare uno a uno i testimoni oculari del disastro che si trovavano lungo il torrente Polcevera e che potrebbero fornire indicazioni utili a capire.
Il nodo cruciale è capire se la rottura dei tiranti è stata la causa del crollo o se è stata indotta da un altro problema, come il cedimento della campata centrale. L’altra ipotesi riguarda la caduta di un impalcato centrale (tra i piloni 9 e 10) che poggiava tramite mensole sulle due sezioni sostenute dagli stralli. Gli stralli saranno oggetto di approfondimento, come pure le solette e i materiali da costruzione. Bisognerà quindi da una parte analizzare la questione tecnico ingegneristica e dall’altra la questione burocratica con riferimento ai documenti relativi alla manutenzione del ponte, e ai relativi controlli di sicurezza.
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C’è da dire che sono stati sentiti i primi testimoni, dopo il sequestro delle parti rimaste in piedi dell’infrastruttura, e anche se vige il segreto istruttorio, il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, non si sottrae a un ragionamento generale, intervistato dal Corriere della Sera: “nel momento in cui è stata decisa la privatizzazione delle autostrade lo Stato si è ritagliato un ruolo riguardante soprattutto il controllo del rapporto fra investimenti e ricavi, il giusto prezzo dei pedaggi, l’inflazione… Meno la sicurezza delle infrastrutture”.
Le eventuali responsabilità? “Cercheremo di capire – spiega – quali sono esattamente i poteri degli organi di controllo del ministero, anche se temo che siano molto blandi. Il concessionario è come se fosse diventato il proprietario delle autostrade, non l’inquilino che deve gestirle”.
E sulle responsabilità del concessionario, cioè di Autostrade? “Chiaro, maggiori poteri, maggiori oneri, maggiori responsabilità. E io aggiungerei anche maggiori guadagni”, conclude il procuratore capo di Genova.
[didascalia fornitore=”ansa”]Circa 300 persone in piazza De Ferrari per la manifestazione chiamata Ponte16100, dal numero di codice avviamento postale di Genova, nata sui social con l’obiettivo di creare un momento collettivo di elaborazione della tragedia del viadotto Morandi, Genova, 19 agosto 2018.[/didascalia]
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