L’editorialista Tony Barber scrive sul Financial Times che le riforme costituzionali del governo Renzi sono ”un ponte verso il nulla”, criticando anche l’uscita del premier a proposito della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Perché ”contrariamente a quanto pensa lo stesso Renzi, le riforme costituzionali che propone faranno poco per migliorare la qualità del governo, del processo legislativo e della politica” italiana. Niente appello, quindi? Il monito che arriva da oltre oceano è che sarebbe meglio che l’esecutivo italiano si impegnasse a fare ”meno leggi, ma di migliore qualità”. Eppure nel 2015 il giornalista definiva Renzi come ”l’ultima speranza per l’Italia”.
Tony Barber ha cambiato idea su Matteo Renzi, probabilmente dopo la sua ”battuta” sul Ponte tra Calabria e Sicilia. Nell’editoriale apparso sul FT, Barber si chiede: ”Per quale motivo Renzi, che nel 2002 lo criticò, ne tesse gli elogi? Rilanciando un progetto caro a Silvio Berlusconi, Renzi punta a ridurre la propensione dei fedeli di Berlusconi e delle altre forze di centrodestra a farlo cadere, nel caso in cui dovesse perdere il referendum“.
Già, il referendum costituzionale 2016 che mira a far cessare il bicameralismo perfetto, che Barber stronca così, spiegando che, secondo la dottrina renziana, il bicameralismo paritario “produce ritardi inutili che fanno zoppicare anche i governi benintenzionati come il suo, che vogliono mettere in atto riforme in grado di modernizzare il Paese. Eppure la storia dei governi del dopoguerra, compresa quella dello stesso esecutivo Renzi, smentisce la sua teoria. Il Parlamento italiano ha approvato anno dopo anno un numero maggiore di leggi di quelle passate in Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti. Nonostante la mancanza di una maggioranza in Senato, il Partito Democratico di Renzi è riuscito a far passare i tagli delle tasse e la riforma del mercato del lavoro su cui si basa il suo programma”.
”L’Italia – si legge ancora sull’autorevole FT della City di Londra – non ha bisogno di leggi approvate più rapidamente, ma di un numero minore di provvedimenti e di migliore qualità”. Leggi che ”dovrebbero essere scritte con cura e applicate davvero, piuttosto che essere bloccate o aggirate da pubblica amministrazione, interessi privati e pubblici”.
Secondo l’editorialista del FT, il vero problema in Italia ”è la frammentazione del sistema politico”. L’Italicum è ”una legge elettorale che dà un premio al partito vincente, garantendogli la maggioranza per 5 anni. Elaborata nel 2014 da Renzi e Berlusconi, anche questa è davvero una cattiva riforma”.
”Nelle capitali europee si ha la sensazione che Renzi meriti di essere sostenuto. Un’Italia senza un governo certo, esposta a una crisi delle banche e al Movimento 5 Stelle, comporterebbe guai”, continua ancora il giornalista del Financial Times. Ma ”dall’altro lato potrebbe rivelare la follia di voler anteporre l’obiettivo tattico della sopravvivenza del governo alla necessità strategica di una democrazia sana”.
”Anche il Financial Times sbugiarda Renzi – concludono i deputati M5S della commissione Affari costituzionali – e smonta, pezzo per pezzo, le sue bugie e quelle della collega Boschi. Noi lo abbiamo sempre sostenuto: questa riforma non serve a nulla se non a far rimanere a galla questo indegno governo, che ha svenduto i principi cardine della Costituzione ai grandi gruppi economici di potere internazionale”.
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