[didascalia fornitore=”foto”]Le vittime[/didascalia]
Un’intera famiglia macedone di etnia albanese, da tempo residente a Sacile, in provincia di Pordenone, è stata sterminata a Debar, cittadina di 19mila abitanti in Macedonia. Dopo alcuni giorni dal pluriomicidio e dopo 24 ore di interrogatorio la primogenita Blerta, di 28 anni, ha confessato di avere ucciso il padre Amit Pocesta, la mamma Nazmie e la sorellina Anila, di soli 14 anni. Ancora però non è chiaro il motivo di un tale gesto.
Le tre vittime, la madre di 53 anni, il padre di 55 anni e la sorellina di 14, sono stati massacrati a colpi di pistola nel sonno. L’arma era stata fornita alla ragazza sa un 31enne, Ferdi Gashi, arrestato anche lui insieme a un’altra persona, Veap Klobochista, 61 anni, che secondo quanto accertato dagli inquirenti avrebbe aiutato la donna a muoversi prima e dopo il triplice omicidio.
“Non ci diamo una spiegazione”, racconta il cugino Amir, che vive a Cordignano in provincia di Treviso, ”Blerta è sempre stata una figlia modello. Studiosa e rispettosa. Viaggiava spesso per lavoro, anche all’estero. Se ha fatto queste cose si è trasformata in un mostro”.
La famiglia era tornata nel Paese d’origine per il matrimonio della sorella della mamma e a fare la macabra scoperta è stato un cugino che li ha trovati in un lago di sangue nelle loro camere da letto. In un primo momento Blerta era stata esclusa dalle indagini perché lei stessa aveva dichiarato che si trovava in Italia, poi si è scoperto che aveva tentato di costruirsi un alibi rientrando immediatamente nella sua villetta in Friuli, ma era anche lei insieme alla famiglia a Debar quando è avvenuta la mattanza.
Gli inquirenti hanno da subito stretto le indagini intorno ai familiari, scoprendo poi che Blerta era rientrata in Italia subito dopo il delitto, partendo poche ore prima. In pratica aveva preso un aereo alle 6.20 del mattino da Venezia, arrivando a Skopje dopo uno scalo a Vienna. Dopo aver massacrato l’intera famiglia ha ripreso un altro aereo per Venezia facendo scalo a Belgrado, tornando a casa prima che i familiari macedoni le telefonassero per avvertirla dell’uccisione dei suoi.
Anche senza la confessione gli investigatori avevano già capito che Blerta poteva essere la responsabile del crimine, dato che sulla scena del delitto c’erano molte tracce riconducibili a lei. Ma il movente resta al momento ignoto. Media locali ipotizzano affari loschi della ragazza con la criminalità organizzata, ma anche una relazione con un uomo che i genitori non approvavano.
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