L’uomo è stato denunciato, mentre l’adolescente è stata trasferita in una comunità protetta. L’aggressione ai danni della ragazzina è avvenuta a Brescia.
Sarebbero stati i familiari in Egitto ad avvisare il padre della pubblicazione del video sui social. Mentre il padre la aggrediva, con schiaffi e calci, è riuscita a chiedere aiuto a un’amica, che a sua volta ha allertato il 112. Soltanto l’intervento delle forze dell’ordine ha messo fine alla violenta aggressione ai danni dell’adolescente, che è stata prima portata in ospedale per i dovuti controlli e poi trasferita in una comunità protetta. Il padre è stato denunciato.
Picchiata dal padre perché si mostra sui social senza velo
Una ragazza di 16 anni è stata picchiata con schiaffi, pugni e calci alla schiena: A scatenare la violenta aggressione la decisione di postare su TikTok un video senza velo. Un affronto che il padre ha deciso di punire aggredendo quella figlia che stava soltanto condividendo un momento di spensieratezza sui social. Ad avvisare l’uomo, di origine nordafricana, sarebbero stati alcuni parenti dell’Egitto, che gli avrebbero mostrato il video della figlia apparso su TikTok.
Il padre avrebbe quindi aggredito l’adolescente con calci e pugni. La ragazza sarebbe riuscita a chiedere aiuto a un’amica, che a sua volta ha allertato il numero unico per le emergenze. A quel punto sono intervenute le forze dell’ordine, che hanno fatto irruzione in casa e hanno messo fine all’aggressione.
La 16enne trasferita in una comunità protetta
L’adolescente è stata soccorsa e portata in ospedale per i controlli del caso. Dopodiché è stata trasferita in una comunità protetta. Il padre della ragazzina è stato invece denunciato a piede libero. Sul caso indagano i carabinieri e la Procura di Brescia.
La vicenda, conclusasi fortunatamente senza conseguenze irreversibili, ricorda quella ormai diventata ormai tristemente nota come il caso ‘Saman Abbas’. Come la 16enne bresciana, anche Saman – di origini pakistane – sognava una vita libera con la persona che amava. Un desiderio inconciliabile con quanto deciso per lei dai suoi familiari, che – pur di non portare addosso l’onta di un affronto alle tradizioni – hanno ucciso la 18enne, presumibilmente soffocandola, e poi sotterrandone il cadavere in un casolare abbandonato vicino casa a Novellara, Reggio Emilia.
Saman era innamorata di un suo connazionale, ma i genitori la volevano sposata con un cugino in Pakistan. Saman ha chiesto aiuto e si è allontanata dalla sua famiglia. Compiuti i 18 anni è tornata a casa, forse sperando in un lieto fine, che purtroppo non c’è stato. Per la sua morte sono indagati 5 familiari: i genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, uno zio, Danish Hasnain, e due cugini, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, tutti colpevoli – a vario titolo – di aver partecipato all’omicidio della ragazza. Il 4 gennaio scorso è arrivata la conferma che quel corpo trovato nelle campagne di Novellara fosse proprio quello di Saman.
La madre della ragazza è ancora irreperibile, mentre per il padre – fermato in Egitto lo scorso novembre – si aspetta tuttora l’estradizione in Italia.