[didascalia fornitore=”ansa”]Immagine di repertorio[/didascalia]
Questa è la storia di Marzia, una ragazza palermitana che non volendo piegarsi al racket dei posteggiatori abusivi è stata risucchiata in una situazione kafkiana dalla quale, almeno per ora, non si vede l’uscita. Alla vista dei posteggiatori Marzia ha chiamato le forze dell’ordine. E qui è iniziato il suo calvario. Per dovere di cronaca dobbiamo puntualizzare qualcosa: chi esercita abusivamente la “professione” di posteggiatore rischia al massimo una multa. Una multa che non pagherà perché nella stragrande maggioranza dei casi l’abusivo risulta essere nullatenente. Diverso è il caso in cui vengano denunciati comportamenti ben più gravi, come la tentata estorsione da parte del posteggiatore o il danneggiamento del veicolo in caso di mancato pagamento. In quel caso scatta il processo penale.
Era il febbraio del 2012. Io e mia sorella eravamo in macchina nei pressi della Stazione centrale di Palermo. Stavo cercando un posto per sostare solo per pochi minuti. Dovevo incontrare una persona per una consegna e ripartire subito dopo. Ad un certo punto ho visto un posteggiatore abusivo. Imprecava e brandiva un bastone. La cosa mi ha preoccupato, anche perché un secondo posteggiatore ha iniziato a urlare nella mia direzione informandomi che al suo “collega” era già capitato di usare il bastone contro automobilisti che avevano rifiutato di pagare. Ad essere sincera mi sono spaventata, anche perché avevo la responsabilità di proteggere mia sorella, minorenne. Anche se non mi era ancora stato chiesto denaro ho deciso di chiamare la Polizia, che è arrivata in una decina di minuti, ha identificato l’uomo e gli ha sequestrato il bastone. Io ho solo segnalato la presenza degli abusivi, la denuncia è stata fatta in autonomia dalla Polizia. In questa vicenda io risulto essere una testimone.
Non una, ma sei volte! Circa un anno dopo l’evento ho ricevuto la prima convocazione. L’udienza si è risolta in un nulla di fatto, dal momento che l’imputato non si è presentato in aula. Le volte successive si è ripetuto lo stesso copione: mi presento in tribunale all’orario prefissato, attendo almeno mezzora perché l’udienza inizia regolarmente in ritardo, il giudice prende atto dell’assenza dell’imputato e ordina il rinvio.
Ad essere sincera no. Il posteggiatore mi avrebbe chiesto uno o due euro al massimo. Invece ad oggi ho perso dei giorni per niente. Per me questo è un danno. Al momento frequento un corso retribuito e con obbligo di frequenza.
Nella denuncia c’è scritto tutto, quindi così come io conosco il nome del posteggiatore, lui conosce il mio. Ma non ho paura.
Sono delusa: le autorità a parole lanciano proclami e garantiscono che si impegneranno a sradicare i posteggiatori abusivi da questa città, ma in concreto non ho visto alcun provvedimento.
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