Se il datore di lavoro non ha versato i contributi, potrebbe essere un problema per i pensionati coinvolti, i quali rischiano una multa.
Il mancato versamento dei contributi INPS rappresenta un problema sempre più frequente e preoccupante per i lavoratori dipendenti. Questa situazione è dovuta alla crisi economica che ha colpito molte aziende e che ha portato alla difficoltà nel mantenere le scadenze di pagamento dei contributi obbligatori. Inoltre, ci sono anche casi in cui i datori di lavoro scelgono di non versare i contributi, a prescindere dal motivo. Oltre ad essere un problema per dipendenti e pensionati, il mancato pagamento dei contributi comporta delle sanzioni. Vediamo. Ecco quando i pensionati rischiano una multa.
La crisi economica ha creato difficoltà a molte aziende, per cui non sono rari i casi di dipendenti e pensionati che hanno scoperto che i loro contributi INPS non erano stati versati. Si tratta di un’eventualità sempre più frequente.
Basti pensare che dal 2010 al 2012 c’è stata una crescita del 21,4% dei contributi non versati all’INPS. La percentuale è cresciuta dal 2011 al 2012, arrivando a quota +17,8%. Di quanto denaro si parla? Alla fine del 2011, i crediti relativi ai contributi mai versati erano pari a 66,3 miliardi di euro, contro i 33,3 miliardi del 2003.
In particolare, è il settore industriale a trovarsi in difficoltà maggiori sotto questo aspetto. Il mancato versamento dei contributi è un problema sia per le aziende che per i lavoratori. Per i dipendenti, infatti, questa situazione può portare a gravi conseguenze economiche, come la perdita dei diritti previdenziali e la mancanza di copertura assicurativa.
Inoltre, se i contributi non vengono versati, il datore di lavoro può incorrere in problemi legali, come il rischio di sanzioni e di reclusione.
Come si fa quindi a verificare che i propri contributi INPS obbligatori siano stati versati? Prima di tutto, bisogna accertarsi che questo sia stato fatto rispettando i termini e le modalità di calcolo definite dalla legge.
Se ciò non fosse stato fatto, si parlerebbe di inadempienza contributiva. Più l’inadempienza si aggrava, più peggiorano le sanzioni, che diventano anche penali.
Per verificare che sia tutto in regola, bisogna verificare la propria situazione tramite l’INPS, recandosi fisicamente presso uno sportello o online tramite il sito web. Quest’ultima però non è un’operazione veloce, perché richiede l’invio di una password. L’INPS la inoltra in parte in quel momento e in parte per posta.
Comunque, anche verificando le voci sulla propria busta paga si può controllare se c’è n’è una che si riferisce al versamento dei contributi.
Se si scopre che il proprio datore di lavoro non ha versato i contributi, è importante avvisare immediatamente l’INPS, che farà i dovuti controlli e applicherà le sanzioni previste dalla legge. Se il nostro datore di lavoro non ha versato i contributi, la situazione è grave perché si tratta di un reato penale per cui si rischiano fino a 3 anni di reclusione.
Nel caso in cui il datore di lavoro non rispetti l’obbligo di informare l’INPS dell’assunzione, della trasformazione o dell’interruzione del rapporto di lavoro, dovrà pagare una sanzione che varia da 200 a 500 euro.
Se il datore di lavoro non ha mai versato i contributi, oltre alla sanzione amministrativa, si applica anche una sanzione civile calcolata con il 30% per ogni anno in base all’importo dei contributi non versati, con un massimo del 60% e un importo minimo di 3mila euro.
Nel caso in cui poi si versino i contributi in ritardo, sono comunque previste sanzioni fino a un massimo del 40% sulla somma ancora da pagare.
È importante ricordare che il mancato pagamento totale o parziale dei contributi può diventare un reato penale, come stabilito dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 39470/2012. In questo caso, il datore di lavoro è punito se ha scelto consapevolmente di non versare i contributi, a prescindere dal motivo.
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