Secondo Eurostat in Italia sono più di 11 milioni le persone a rischio povertà. Si tratta di individui con un reddito inferiore al 60% di quello medio disponibile nel nostro Paese. Si passa dal 20% della popolazione del 2020 al 20,1% nel 2021.
Sono più di 11 milioni le persone coinvolte nella tabella Eurostat che sarebbero a rischio di povertà. Più del 20% della nostra popolazione. La percentuale sale ancora se si considera la popolazione a rischio di esclusione sociale. Si arriva in questo caso a più di 14 milioni di italiani.
Si tratta comunque di famiglie e, spesso, con bambini. Addirittura le percentuali salgono in maniera vertiginosa prima dei trasferimenti sociali, cioè di quelle misure assistenziali e non (escluse le pensioni) atte a ridistribuire il reddito.
In Italia, però, nonostante gli annosi dibattiti ed i tentativi di ammodernamento, la quota di poveri che viene ridotta mediante queste misure è ancora inferiore rispetto alla media europea.
In Germania, per esempio, grazie ai trasferimenti sociali i poveri si riducono di una quota pari al 10. Nella vicina Spagna, invece, la quota di poveri ridotti è pari al 9,5. In Italia è solo del 8,4 la quota di chi beneficiando di trasferimenti sociali esce fuori dalla povertà.
Il dato più allarmante, se così si può dire, riguarda proprio i giovanissimi. Nel nostro Paese, infatti, più di un quarto di bambini, con una età inferiore ai sei anni, vive in famiglie a rischio di povertà. Si tratta di almeno 667 mila bambini le cui famiglie possiedono un reddito inferiore al 60% di quello medio disponibile in tutta la Nazione.
Anche questo dato, già scioccante di per se, è un dato allarmante in quanto è in netto aumento rispetto al 2020. Si tratta, del resto, dello scenario peggiore dal 1995 ad oggi. Se si allarga, poi, la platea si può facilmente capire come la fascia di minori a rischio povertà ed esclusione sociale sale al 26%.
Dati sconcertanti e che ci vedono in netto ritardo rispetto ai nostri partner europei. L’unico dato che tiene è quello degli anziani la cui percentuale a rischio povertà diminuisce di un timido 1%. Per quanto riguarda, infatti, la platea di popolazione con una età superiore ai 65 anni le percentuali passano dal 16,8 del 2020 al 15,8 del 2021.
Un dato che, seppur non fa fare salti di gioia, segna comunque una stabilità nei confronti di una analisi che, invece, pone segni di peggioramenti evidenti.
Le pensioni, evidentemente, reggono ancora l’urto dell’inflazione e della varie crisi che stiamo subendo da qualche anno a questa parte.
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