”Renzi hai fallito” recitava uno striscione messo in bella vista sul palazzo della sede di Forza Italia a Prato, dove si attendeva la visita del premier in vista del Referendum Costituzionale, ma dopo qualche ora il messaggio è diventato un più discreto ”hai fallito”, grazie a un paio di forbici che hanno tagliato via un pezzo di stoffa. Ciò in seguito alla decisione del questore Paolo Rossi, che ha giustificato il taglio dello striscione commentando: “È una questione di sicurezza pubblica, noi abbiamo il compito di stemperare gli animi. Una pattuglia ha ritenuto dunque di rimuovere la parte dello striscione senza però che questo comporti la lesione dei diritti di nessuno“. Non sono mancate le polemiche per quella che in tanti hanno definito come una vera e propria censura. E insieme al capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, i rappresentanti del coordinamento giovanile di FI – autori dello striscione – stanno valutando se presentare un’interrogazione parlamentare.
Il taglio del lembo dello striscione è avvenuto nella notte tra venerdì 16 e sabato 17 settembre scorsi, perché proprio sabato Renzi era atteso in un palazzo vicino per un incontro sul referendum. ”Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi prenda le distanze dalla decisione del Questore di Prato di censurarlo“, si leva il coro dall’opposione. “Intervenire su uno striscione di critica appeso dalle finestre della sede di un partito politico, a prescindere dallo schieramento, è un fatto gravissimo che non può passare sotto silenzio”.
“Solo nelle dittature la polizia viene impiegata per censurare gli striscioni critici con il capo del governo – spiega il capogruppo di Fratelli d’Italia e coordinatore dell’esecutivo nazionale del partito Giovanni Donzelli – ed è inaccettabile che il Questore giustifichi questa azione con l’obiettivo di ‘rappacificare gli animi’. Si tratta di un’azione degna delle purghe staliniane: un servizio di sicurezza ha il compito di occuparsi attentamente della sicurezza delle istituzioni, ma non c’è un solo motivo valido per oscurare una libera critica, perché su quello striscione non c’era nessuna offesa. Le forze dell’ordine hanno il dovere di tutelare e non limitare il diritto di critica“.
Dopo il fattaccio è stato informato il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, per stabilire se presentare un’interrogazione parlamentare. Nel frattempo ha scritto un tweet in cui chiede l’intervento di Alfano, ma il polverone sembra essersi abbassato. ”Non che sia una cosa grave in sé, ma sembra che si siano mossi per una sorta di reato di lesa maestà. Ricordo, però – ha commentato Giorgio Silli, Responsabile nazionale Immigrazione di FI – che la lesa maestà esiste solo nelle monarchie assolute“.
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