Non smette di suscitare polemiche la preapertura della caccia in Italia: anche quest’anno 8 Regioni italiane hanno deciso di dare il via libera alle doppiette prima dell’apertura ufficiale della stagione venatoria, in un periodo dell’anno, quello di fine estate, in cui gli animali sono particolarmente vulnerabili e in un momento riproduttivo molto delicato. Da sempre estremamente attenta al mondo della fauna, l’associazione WWF non ha esitato a denunciare quanto sta accadendo nel generale silenzio mediatico, ricordando alle istituzioni che hanno consentito la preapertura della caccia 2016, e a noi tutti, come l’Unione Europea e la scienza siano compatte ed unite nel loro diniego a questa apertura anticipata diventata ormai pratica consolidata. Non varrebbe la pena di ascoltarli?
Da oggi 1 settembre sarà dunque possibile sparare a varie specie di uccelli in Abruzzo, Marche, Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Campania e Toscana, che hanno deciso di anticipare la stagione venatoria rispetto al calendario ufficiale: i numeri del fenomeno sono già di per sé impressionanti, a maggior ragione se si comincia a sparare prima del tempo, senza contare gli ‘effetti collaterali’, come le uccisioni accidentali o veri e propri fenomeni di bracconaggio nei confronti delle specie non cacciabili, che possono anche essere semplicemente disturbate dall’azione dei cacciatori. Denuncia il WWF: ‘Vedremo di nuovo cacciatori in azione in stagni e lagune pronti a puntare contro anatre selvatiche come alzavole, germani e marzaiole, ma anche nei boschi all’inseguimento di colombacci e ghiandaie, nonostante le evidenze scientifiche e le normative europee che non consentono la caccia nel periodo di fine estate, nel nostro paese si continua ad autorizzare l’uccisione di animali selvatici proprio quando questi sono più vulnerabili‘.
Va ricordato che il nostro Paese è stato più volte richiamato dalla Commissione Ue sul tema venatorio, con procedure di infrazione tutt’ora aperte, ma a quanto pare nemmeno ciò sembra funzionare come deterrente, così come il calo continuo del numero di cacciatori, inversamente proporzionale all’aumento di coloro che si dichiarano contrari alla caccia: un divertimento e un business per circa 700mila cacciatori italiani, ovvero poco più dell’1 per cento della popolazione complessiva, che uccidono milioni di specie mentre il 68 per cento dei loro connazionali, secondo un’indagine Eurispes di recente pubblicazione, si dichiara contrario. La fine dell’estate è un momento molto particolare per diverse specie di animali, in cui troviamo ‘i piccoli ancora immaturi, le specie migratrici che devono prepararsi ai lunghi voli di ritorno verso i luoghi di svernamento, la scarsità di acqua e cibo a causa delle siccità estive, degli incendi e le specie che stanno ancora nidificando‘, ricorda ancora l’associazione, mentre le Regioni italiane, in combutta con lo Stato nazionale, approntano escamotage di ogni tipo per allungare la stagione venatoria, fermando allo stesso tempo i ricorsi delle associazioni ambientaliste. Ma i cacciatori rappresentano davvero una lobby così potente da consentire ancora tutto ciò?
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