Si chiama ChatGPT ed è un chatbot di cui stanno parlando praticamente tutti, perché si propone di sostituire in un certo senso l’essere umano. Riesce infatti a elaborare informazioni e a generare testi, tanto da essere diventato una minaccia per alcune università che temono che i loro studenti possano servirsene anche in ambito formativo.
La tecnologia sta sostituendo l’essere umano? Probabilmente sì. Un esempio – l’ultimo in ordine cronologico – è costituito da CharGPT, un chatbot che riesce ad assolvere a diverse funzioni, tanto da potersi sostituire all’essere umano e da poter svolgere diverse mansioni (come ad esempio scrivere testi). Ecco tutto quello che c’è da sapere su questo strumento.
In un mondo in cui la tecnologia la fa da padrona indiscussa, arriva ChatGPT, una forma di intelligenza artificiale che potrebbe sostituire letteralmente l’essere umano. Sì, perché è capace di recepire, capire, spiegare ogni concetto. Tanto da riuscire ad autodefinirsi: “Io sono un modello di linguaggio chiamato ChatGPT, creato da OpenAI. Il mio scopo è quello di generare testo in modo autonomo, rispondendo alle domande che mi vengono poste o creando testo originale su un determinato argomento. Sono addestrato su una grande quantità di dati di testo. Tuttavia, la mia intelligenza è limitata all’ambito del testo e alle informazioni a cui ho accesso durante l’addestramento. Non ho consapevolezza o emozioni come un essere umano, ma posso fornire informazioni accurate e generare testo plausibile”.
Non è capace quindi di provare emozioni, ma sa di non sapere e questo lo rende paradossalmente più intelligente di molti uomini: riconosce i suoi limiti, sa che ci sono cose che vanno al di là delle sue capacità e delle sue competenze, ma al tempo stesso non permette a questa consapevolezza di fermarlo e anzi è ben disposto anche a imparare sempre cose nuove. Continua così a “vivere” nel suo mondo tecnologico, a percorrere la sua strada virtuale, a rispondere a ogni quesito a cui può rispondere.
Insomma, è un essere umano 2.0 a tutti gli effetti, con un upgrade costituito dalla conoscenza dei suoi ostacoli e delle sue barriere, capace di generare contenuti originali, che non differiscono molto da quelli che avrebbe potuto creare un qualsiasi essere umano verosimilmente. Possiamo affermare che costituisca una minaccia per l’umanità? Sì, in un certo senso, perché potrebbe prendere il posto delle persone in carne e ossa, svolgere lavori fino ad ora affidati a loro, assolvere ai loro compiti anche meglio di loro. Ecco perché – non a caso – molte università lo hanno messo al bando per il timore che gli studenti possano utilizzarlo per scrivere le loro tesine.
Ma di cosa si tratta esattamente? Come funziona? Come usarlo? Queste sono domande più che lecite ed ecco le risposte.
Si chiama ChatGPT e altro non è che un chatbot, cioè un software progettato per simulare una conversazione e che quindi elabora i discorsi tra essere umani e interagisce con loro come se fosse una persona reale. Lo ha sviluppato, come abbiamo anticipato (anzi, come lui stesso ha anticipato), OpenAI, una società americana di ricerca non a scopo di lucro.
ChatGPT può darci una definizione dell’amore, ma anche spiegarci come creare un cocktail originale. Può generare saggi brevi (sostituendosi quindi agli studenti, ecco perché il timore delle università di cui sopra), creare parodie letterarie, ma anche rispondere a complesse richieste di programmazione. Potrebbe in sostanza bypassare tutti i motori di ricerca arrivando al primo posto tra gli strumenti utilizzati.
Sia chiaro però: questo strumento è stato progettato con il fine di contribuire al bene dell’umanità. Il suo scopo, quindi, è estremamente nobile. Ecco perché gli sviluppatori ne controllano il codice, le funzioni e gli sviluppi, al fine di evitare qualsiasi utilizzo illecito oppure fraudolento (ma su questo torneremo dopo, perché costituisce il punto più complesso in assoluto).
C’è da aggiungere, però, che questo modello di intelligenza artificiale non è davvero nuovo, perché deriva da un modello di Ai chiamato Gpt-3, capace di generare testi grazie alla sua capacità di trarre informazioni dal web. Questa versione però è aggiornata, perché si basa su una nuova variante di Gpt-3, chiamata Gpt-3.5, che ha permesso di sbloccare diverse funzioni che a loro volta permettono allo strumento a rispondere a ogni tipo di domanda.
Attenzione: attualmente per utilizzarlo basta accedere all’indirizzo chat.openai.com e registrarsi, perché il servizio è gratuito al 100% (ma non sappiamo per quanto sarà ancora così, perché attualmente il motivo per cui non è a pagamento è semplicemente che l’applicazione è ancora in fase di test). Già adesso, però, tantissime persone ne parlano: c’è chi lo utilizza per la stesura di ricerche, tesi e documenti, chi per generare testi di vario genere e natura. Insomma un solo strumento ha mille utilizzi, tanto che verso la fine di novembre già lo avevano utilizzato più di un milione di persone.
Come abbiamo detto, i programmatori stanno facendo di tutto per non dare vita ad atti illeciti, ma questo potrebbe non bastare, perché i suoi sistemi di controllo possono essere aggirati e anche in questo caso alcuni utenti hanno già dimostrato che è così, quindi ad oggi sappiamo che per quanto si possano creare delle barriere, ci sarà sempre qualcuno che riuscirà a buttarle giù e questo resta un problema irrisolto.
Anche in questo caso è comunque chiaro che il problema di ChatGPT è che vuole copiare l’essere umano, riproducendo i suoi comportamenti anche errati. Alla fine, quindi, è vero che ci può essere un “difetto di fabbrica”, ma lo è anche che a causarlo è sempre e solo l’essere umano.
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