Taiwan, il vicesegretario alla Difesa Usa Michael Chase è atterrato a Taiwan per una visita e nonostante non fosse stata confermata emerge, dal Financial Times, che il funzionario sia già in territorio taiwanese. La visita potrebbe innescare un pericolosissimo meccanismo di escalation della tensione tra Pechino e Washington. Questo perché il presidente Jinping aveva rigorosamente chiesto che nessun altro funzionario, dopo Nancy pelosi, si recasse in visita nella provincia ritenuta ribelle, ma comunque di sovranità territoriale cinese, senza avvisare Pechino.
La scelta delle autorità statunitensi però sembra non tenere conto degli avvertimenti del governo cinese che si è mostrato intransigente in merito alla questione. Gli Usa mostrano l’intenzione di proseguire nell’ampliamento dei rapporti commerciali e di sviluppo congiunto. La paura della comunità globale è che queste ripetute provocazioni possono portare, alla fine, ha uno scontro tra le due potenze mondiali, che significherebbe una guerra mondiale con esiti senza precedenti.
Non sono ancora emerse notizie ufficiali che rivelano la natura dei colloqui odierni, tenuti tra Chase e le autorità taiwanesi, ma sono emerse notizie dal Financial time che rivelano preoccupazione e tensione per il prossimo futuro tra Cina e Usa. Parte della strategia e della motivazione per la quale si sono incontrate Washington e Taipei potrebbe essere legato alle nuove strategie militari statunitensi nell’area intorno a Taiwan.
Il ministro della Difesa di Taiwan Chiu Kuo-cheng non aveva confermato la visita del funzionario statunitense ai media e quando è stato incalzato nuovamente in merito al fatto se fosse stato certo o meno il colloquio con Chase ha risposto: “coloro che sono amichevoli con noi sono i benvenuti. Ma finora non è molto certo”.
Ha poi aggiunto anche che: “Non spiegherò i dettagli. Non spiegherò fino a quando non riceverò una notifica formale”.
Stando alle rivelazioni emerse tramite una fonte del Financial Time il vicesegretario alla difesa è già arrivato a Taiwan.
La paura internazionale rispetto questa visita scaturisce dal fatto di una possibile escalation di tensione, che già è ben presente radicata tra Usa e Cina, e che, ora, potrebbe sfociare di nuove dinamiche e creare tensioni ulteriori. Va precisato che il momento non è dei migliori tra le autorità di Washington e Pechino, dopo la recente questione dei palloni spia cinesi e a causa delle accuse reciproche e dei botta e risposta tra autorità statunitensi e cinesi.
I ministeri della Difesa e degli Esteri di Taiwan così come il Pentagono non hanno risposto alla richiesta di un commento ufficiale da parte dei media.
Chase sarebbe il secondo alto funzionario Usa che visita Taiwan dal 2019. Come precisato sopra, Pechino vede Taiwan come un proprio territorio e ha ripetutamente sottolineato ai funzionari stranieri di non visitare l’isola governata democraticamente.
Ovviamente la Cina ha dichiarato, tramite il portavoce del ministro degli Esteri Wang Wenbin, che il governo è fermamente contrario alle visite ufficiali e ai legami, soprattutto militari, tra Stati Uniti e Taipei.
La situazione è peggiorata repentinamente dopo la visita, lo scorso agosto, della ex speaker della Camera Usa Nancy Pelosi che ha incluso, nel suo tour asiatico, anche una visita a Taipei non programmata che ha aizzato il nervosismo con la Cina. Dopo questa incursione statunitense, nell’isola ritenuta ribelle ma di sovranità cinese, Xi Jinping, Capo di Stato cinese, ha cominciato dimostrazioni militari sempre più importanti intorno all’isola di Taiwan, per esprimere il proprio dissenso in merito alla collaborazione intrapresa tra le due nazioni senza la supervisione cinese.
Anche gli Stati Uniti, come la maggior parte dei Paesi, non ha legami diplomatici ufficiali e formali con Taiwan ma, nonostante ciò, ad oggi gli USA sono i maggiori fornitori di armi dell’isola e i rapporti militari si sono intensificati e fortificati per permettere a Taiwan di difendersi in caso di attacco cinese.
Nonostante la situazione sia peggiorata repentinamente lo scorso anno, va precisato che già nel 2020 un ammiraglio della Marina americana, facente parte dell’intelligence, statunitense che si occupa dell’area, ha effettuato una visita a sorpresa Taiwan.
Nonostante Cina e Stati Uniti abbiano necessità l’una dell’altra per continuare l’ampliamento produttivo globale e soprattutto per apportare crescita alla propria Nazione, le dinamiche geopolitiche ma anche quelle apportate dal conflitto in ucraina hanno cambiato e plasmato i rapporti internazionali preesistenti.
La tensione tra Stati Uniti e Cina emerge anche dalla famosa guerra dei chip, ovvero i semiconduttori necessari per la produzione tecnologica in moltissimi ambiti da quello automobilistico ma, obiettivamente, molto necessaria anche in quello militare ha portato i rapporti ad incrinarsi. Biden ha spinto per creare una sorta di vuoto attorno al commercio cinese e limitando anche l’appropriazione da parte di aziende cinesi di ditte e società produttrici di chip, minando così una parte di commercio tecnologico molto importante per lo sviluppo futuro delle Nazioni.
Anche la mancata presa di posizione della Cina nei confronti di Putin e dell’operazione militare speciale in Ucraina ha generato malcontento statunitense che, tra l’altro, è stato più volte riportato direttamente al capo di Stato Jinping. Nonostante l’incontro avvenuto tra il leader statunitense il leader cinese che sembrava aver appianato le divergenze, almeno In parte, la realtà mostra uno scenario complicato e che potrebbe scaturire in un futuro conflitto.
A tal proposito infatti gli Stati Uniti hanno ampliato la loro presenza militare nell’area del Pacifico e nelle zone vicina a Taiwan, per poter attuare una difesa combinata per proteggere taipei da un possibile attacco della Cina.
Il comandante del corpo militare statunitense Patrick Berger ha dichiarato ieri che la Marina Usa potrebbe essere schierata nello stretto di Taiwan in caso di attacco da parte delle autorità di Pechino.
Il mese scorso il Pentagono ha dichiarato anche di voler realizzare entro 2025 un nuovo reggimento di Marina che comprenderà al suo interno 2000 uomini da dispiegare nelle isole più a sud del Giappone ovvero le isole Ryukyu.
Le flotte saranno dotate di armi leggere in maniera da potersi muovere con rapidità tra le varie isole. L’idea è quella di dotarle di missili anti nave, anti aereo, droni ma anche di sensori per la raccolta di informazioni da parte dell’intelligence, in maniera da avere pieno controllo sui movimenti cinesi ma anche con lo scopo di provare a frenare l’ascesa della Cina. Ovviamente in questa maniera potrebbero avere sotto controllo la zona del Mar cinese orientale.
Dopo la visita di Pelosi l’esercito cinese ha eseguito esercitazioni missilistiche nella zona nord est di Taiwan, in un’area economica designata come esclusiva del Giappone. Proprio in queste isole sono presenti due basi militari nipponiche e una terza è attualmente in costruzione e diventerà un avamposto con postazioni missilistiche anti nave e terra aria.
Berger ha sottolineato anche la possibilità di utilizzare missili anti nave ma anche droni per bloccare eventuali operazioni navali autorizzate dalle autorità di Pechino.
Secondo gli Stati Uniti il loro appoggio a Taiwan è legittimo e siglato con il Taiwan relations Act che è un accordo adottato nel 1979 ma dove non è effettivamente quale sia l’impegno effettivo assunto dagli Usa nei confronti di Taiwan.
Pechino ritiene che l’affermazione di Washington sia una maniera per giustificare l’avvicinamento a Taiwan e l’intromissione nella questione interna cinese.
Si apprende inoltre che anche la Gran Bretagna ha intrapreso una discussione ufficiale inerente ad una possibile invasione cinese nel territorio di Taiwan. Oggi l’ex premier britannica Liz Truss, che ha tenuto il suo primo discorso dopo aver lasciato l’incarico da primo ministro, ha chiesto ufficialmente al suo successore Sunak di abbracciare e mantenere la linea dura nei confronti della Cina soprattutto riguardo alla possibile invasione per attuate la riunificazione di Taiwan.
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