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Il candidato per il ruolo di Presidente della Repubblica del Movimento 5 Stelle è Ferdinando Imposimato. Il nome è emerso in seguito alla conclusione del voto delle Quirinarie, le votazioni online che si sono svolte tra gli attivisti del movimento e che avevano l’obiettivo di decretare il nome per il quale i parlamentari avrebbero votato a Montecitorio. Coloro che hanno espresso la propria preferenza sul portale sono stati 51.677. Imposimato ha ottenuto il 32% delle preferenze. Al secondo posto si è collocato Romano Prodi, con il 20%. Al terzo posto invece troviamo Nino Di Matteo con il 13% dei voti.
Imposimato ha avuto 16.653 voti, Prodi 10.288, Di Matteo 6.693 preferenze, Pierluigi Bersani 5.787 voti, Gustavo Zagrebelsky 5.547, Raffaele Cantone 3.341, Elio Lannutti 1.528, Salvatore Settis 1.517, Paolo Maddalena 323. E’ stato deciso che il gruppo parlamentare dei grillini voterà per Ferdinando Imposimato già dal primo scrutinio. Una votazione breve online del M5S è invece prevista in caso le forze politiche dovessero decidere di accordarsi dal quarto scrutinio in poi per un nome condiviso.
Le Quirinarie
Deputati e senatori pentastellati avevano indicato nove nomi, tra cui quello di Pier Luigi Bersani. È stato invece Beppe Grillo a scegliere Romano Prodi perché indicato da quattro parlamentari PD, i soli che hanno risposto alla mail mandata a tutti i dem. I sostenitori che hanno gli accessi potevano votare dalle 9 di giovedì e fino a venerdì.
Tra i dieci nomi spiccavano due volti legati al PD, considerato il “nemico” dal M5S, altri sono personalità di rilievo del mondo della magistratura. Questi i candidati:
– Pier Luigi Bersani (deputato PD, ex segretario dei dem)
– Raffaele Cantone (presidente Autorità anti corruzione)
– Lorenza Carlassare (giurista e costituzionalista)
– Nino Di Matteo (Pm della Procura di Palermo)
– Ferdinando Imposimato (magistrato e politico)
– Elio Lannutti (senatore, giornalista, presidente dell’Adusbef)
– Paolo Maddalena (giurista e magistrato)
– Romano Prodi (ex premier, PD)
– Salvatore Settis (archeologo e storico dell’arte)
– Gustavo Zagrebelsky (giurista, presidente emerito della Corte costituzionale).
Di certo, a fare notizia sono i nomi di Prodi e Bersani, due personalità importanti per la storia e il presente del PD in vista dell’elezione al Colle. Il primo, protagonista del “tradimento dei 101” alle ultime elezioni, è stato voluto dallo stesso Grillo. Il secondo è una “vecchia” conoscenza anche del M5S che lo attaccò duramente nel primo streaming per le consultazioni nel 2013 (come dimenticare Roberta Lombardi e il suo “Mi sembra di essere in una puntata di Ballarò”). Oggi è diventato un nome papabile per il Quirinale perché, secondo Alessandro Di Battista che lo ha proposto, sembra in grado di “mantenere la schiena dritta contro l’alleanza della massoneria”.
Più facile che i due nomi siano stati scelti per portare allo scoperto il PD e fare leva sulle debolezze e lo scontro in corso all’interno del partito. Prodi è stato riportato in auge dalla minoranza dem con Pippo Civati che lo ha proposto ufficialmente in una lettera; Bersani di quella minoranza è espressione e punto di contatto con i renziani che cercano la tenuta del partito nella corsa per il Colle.
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