(foto Facebook)
Pd nella bufera in Campania per i presunti rapporti tra Stefano Graziano e il clan camorristico dei Casalesi. Il presidente regionale del Partito Democratico è infatti indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo i magistrati della Dda di Napoli avrebbe ottenuto l’appoggio elettorale dei Casalesi in cambio di favori negli appalti. A inchiodare il politico, che si è autosospeso, alcune intercettazioni.
Graziano è finito nell’inchiesta di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, che il 26 aprile ha portato all’arresto di funzionari, imprenditori e professionisti accusati di fare affari con i Casalesi.
Chi è Stefano Graziano
Alle elezioni politiche del 2008 è stato eletto deputato nella circoscrizione XX Campania per il Partito Democratico. Durante il governo Letta, nel settembre 2013, è stato nominato consigliere per l’attuazione del programma. Incarico non confermato da Matteo Renzi. Nel 2014 è stato eletto presidente del Partito Democratico in Campania, l’anno dopo è diventato consigliere alle elezioni regionali nella circoscrizione di Caserta. A favorirlo, secondo i magistrati, l’appoggio elettorale dei Casalesi.
Graziano ‘punto di riferimento politico e amministrativo del clan’
Secondo i pm della Dda di Napoli, Graziano “ha chiesto e ottenuto appoggi elettorali” alle ultime elezioni in Campania, “con l’impegno di porsi come stabile punto di riferimento politico e amministrativo dell’organizzazione camorristica denominata clan dei Casalesi fazione Zagaria”. Insomma, voti in cambio di favori.
Zagaria: ‘Io tengo per il Pd’
Tra le intercettazioni spicca quella del 15 novembre del 2014 tra l’imprenditore Alessandro Zagaria (considerato l’intermediario tra il clan di Michele Zagaria e il Palazzo) e l’allora sindaco di Santa Maria Capua Vetere Biagio Di Muro, entrambi arrestati. I magistrati spiegano che “i due parlano di imprenditori favoriti da piazzare. Poi Zagaria mostra di attivarsi direttamente per sostenere la campagna elettorale di un candidato alle competizioni elettorali di quel periodo (tale Graziano, candidato per il consiglio regionale) e di questo fatto rimprovera Di Muro che, a suo dire, non si sta attivamente impegnando”. “Io tengo per il Pd…”, sottolinea nella conversazione Zagaria.
L’appalto per il palazzo Teti Maffuccini
Nello stesso giorno Zagaria e Di Muro parlano dell’appalto relativo alla ristrutturazione dello storico palazzo Teti Maffuccini. L’edificio venti anni fa fu confiscato all’allora vicesindaco Nicola Di Muro, padre di Biagio. È finito di nuovo nella bufera per i presunti appalti truccati relativi ai lavori per farlo diventare, ironia della sorte, Polo della cultura e della legalità. Secondo gli inquirenti a vincere la gara sarebbe stato un gruppo di imprese considerate vicine al clan di Michele Zagaria. Alessandro Zagaria, come scrive il gip, “mostra di attivarsi direttamente per sostenere la campagna elettorale” di Graziano, che in cambio “si è prodigato su indicazione di Di Muro” per favorire il finanziamento dei lavori di consolidamento, evitando che andasse perso. “Io tengo un santo in paradiso che mi protegge”, dice Di Muro a Zagaria.
In mano agli inquirenti anche le immagini e le intercettazioni tra Graziano e Zagaria prima delle elezioni che hanno portato al politico 15.862 preferenze e il seggio regionale. In una telefonata emerge la “riconoscenza dell’esponente politico nei confronti di Zagaria”.
Graziano si autosospende
Il presidente del Pd in Campania si difende in una nota e si autosospende: “Nell’esprimere la massima fiducia nell’operato della magistratura, con grande sofferenza, comunico la mia autosospensione dal Partito Democratico in attesa di chiarire, al di là di ogni anche generico sospetto, la mia posizione. Ho sempre agito, nel corso della mia carriera politica nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e legalità, per me imprescindibili regole di vita. Pertanto ho conferito mandato al mio legale di attivarsi presso la Procura napoletana perché al più presto venga fissato un interrogatorio nel corso del quale potrò fornire ogni spiegazione sui fatti che l’Autorità giudiziaria riterrà di dover approfondire, confermando la mia totale estraneità a qualsiasi vicenda illecita”.
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