Matteo Renzi è il primo presidente del Consiglio ad essersi dimesso dopo una cocente sconfitta come quella subita al referendum costituzionale del 4 dicembre? La risposta è no: l’unico precedente, ironia della sorte, riguarda proprio il suo acerrimo nemico Massimo D’Alema. Questi si dimise nel 2000 in seguito alla batosta subita alle elezioni regionali dal centrosinistra. Diverso il caso di Silvio Berlusconi cinque anni dopo: dopo un’analoga sconfitta elettorale diede le dimissioni ma solo perché la sua maggioranza aveva perso pezzi.
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LE DIMISSIONI DI RENZI SONO DAVVERO UN ATTO DOVUTO?
Correva l’anno 2000. A Palazzo Chigi sedeva D’Alema. Il 16 aprile gli italiani andarono al voto per le elezioni regionali con il nuovo sistema che prevedeva l’elezione diretta dei presidenti. Per il centrosinistra la sconfitta fu atroce. Un po’ come per Renzi al referendum costituzionale sedici anni dopo. Il centrodestra (Polo e Lega Nord) aveva conquistato otto regioni sulle quindici al voto, strappando al centrosinistra Liguria, Abruzzo, Calabria ma soprattutto il Lazio. “Penso che non si possa continuare a ignorare la volontà popolare – tuonò il leader dell’opposizione Berlusconi – Gli italiani non si sentono più rappresentati dalla maggioranza in Parlamento, tutta da verificare, e soprattutto dal governo. Che è abusivo, esporrebbe l’Italia a figuracce internazionali. Agli italiani il diritto di scegliere. Conoscendo la sinistra, so che farebbe di tutto per rimanere abbarbicata al potere”.
E invece D’Alema, consapevole della pesante débacle, decise di rassegnare le dimissioni in un esclusivo “atto di sensibilità politica, non corrispondente a un dovere istituzionale”. Divenne così il primo capo del governo italiano a dimettersi per via di una sconfitta locale, senza aver perso la maggioranza. Per questo il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi diede l’esecutivo in mano a Giuliano Amato senza sciogliere le camere.
Diverso fu il caso che si presentò nel 2005. La situazione si invertì. Berlusconi (che aveva vinto le Politiche dopo l’anno di Amato) si dimise in seguito alla sconfitta del centrodestra alle Regionali 2005. Non fu però una decisione spontanea, un atto di sensibilità politica come D’Alema: con il ritiro da parte di UDC, Nuovo PSI e Alleanza Nazionale delle loro delegazioni, la maggioranza era infatti venuta meno. Il Cavaliere salì al Quirinale, rassegnò le dimissioni e Ciampi affidò sempre a lui l’incarico di formare un nuovo governo. In seguito a provocare le dimissioni dei premier sono state crisi dovute alla sfiducia parlamentare e a maggioranze instabili. Fino al 4 dicembre 2016 quando, nonostante la maggioranza in Parlamento, Renzi ha seguito le orme di D’Alema con un altro atto di sensibilità politica.
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