Gli Stati Uniti si preparano a eleggere il 45° Presidente dopo Barack Obama. Le elezioni presidenziali USA 2016 si terranno l’8 novembre, ma la corsa per le primarie si sta già scaldando. Elettori repubblicani e democratici dovranno scegliere il loro candidato per la Casa Bianca e già si profila una sfida a due molto avvincente. Se l’elezione di Hillary Clinton pare (quasi certa), Donald Trump veleggia nei sondaggi, staccato di oltre 12 punti dal secondo, l’ex chirurgo Ben Carson, con Jeb Bush fermo al palo. È ancora presto per dire se saranno loro a sfidarsi, ma se così fosse, si prospettano mesi molto caldi.
Prima di passare ai candidati, facciamo un breve ripasso su come si elegge il Presidente degli Stati Uniti. Per candidarsi alla Casa Bianca bisogna essere cittadini americani di nascita, essere residenti negli USA da almeno 14 anni e avere almeno 35 anni d’età; votano tutti i cittadini americani con almeno 18 anni e iscritti alle liste elettorale. Ogni schieramento politico sceglie il candidato tramite elezioni primarie che si tengono in ogni Stato. A dispetto di quanto si crede, l‘elezione del Presidente degli Stati Uniti non è diretta ma indiretta. Non sono i cittadini a eleggere il Presidente ma i 538 grandi elettori, a loro volta eletti su base statale: il numero è dato dalla somma dei deputati e dei senatori di ogni Stato. In cabina elettorale, i cittadini scelgono sì il nome del candidato, ma in realtà votano il gruppo di grandi elettori a cui è associato: lo spoglio avviene per singoli Stati con un maggioritario secco detto “winnertakes all”. È necessario un solo voto rispetto agli altri candidati per avere con sé i grandi elettori dello Stato: una volta a Washington, sono loro a nominare il Presidente. Per vincere bisogna ottenere 270 grandi elettori.
Clinton vs Trump, ovvero la signora della politica contro il rude miliardario
Se è ancora presto per parlare di dati certi, i numeri e l’atmosfera delle campagne elettorali per le primarie USA lasciano intravedere i due possibili sfidanti. Per i democratici dovrebbe correre Hillary Clinton, mentre, a sorpresa, potrebbe essere Donald Trump il candidato repubblicano.
Non potevano esserci due personalità così diverse a contendersi la White House: da una parta la prima donna, dall’altra il primo tycoon miliardario; femminista e attivista per i diritti dei bambini e civili la prima, maschilista e razzista il secondo.
Hillary Clinton vanta una lunga militanza politica, iniziando fin dal college a occuparsi di politica. È laureata in legge, ha esercitato come avvocato e si è dedicata al marito Bill Clinton, sposato nel 1976, sostenendolo nella carriera politica. First Lady dal 1993 al 2001, ha superato a testa alta lo scandalo Sexgate, ha continuato imperterrita la sua carriera politica approdando in Senato dal 2001 al 2009. Nelle primarie per le Presidenziali 2008 ha sfidato Barack Obama e, dopo la sconfitta, lo ha sostenuto, venendo nominata Segretaria di Stato per il primo mandato di Obama. Oggi corre per la Casa Bianca e, se vincesse le primarie, sarebbe la prima donna nella storia degli Stati Uniti. Brillante e ironica, sa tenere testa alle critiche più accese (vedi la questione delle mail o i commenti al vetriolo sul look e i capelli) e riesce a parlare alle donne e alle minoranze. Come un vero caterpillar, ha fatto dimenticare le risatine alle sue spalle dopo le “intemperanze” del marito fino a essere ritratta al tavolo con i vertici militari e Obama durante l’operazione che segnò la morte di Osama Bin Laden.
Donald Trump è l’esatto opposto. Imprenditore edile prima e mediatico poi, ha costruito un vero e proprio impero partendo dall’azienda di famiglia. Spregiudicato nel mondo degli affari, non ha mai nascosto il suo carattere forte e dirompente. Ama le donne e si è circondato di belle (e giovani) mogli, da cui ha avuto 10 figli; ha costruito grattacieli nel cuore di New York, casinò e resort di lusso in giro per il mondo, aperto campi da golf e si è gettato nella tv, creando un programma (The Apprentice) a sua immagine e somiglianza. Le sue battute maschiliste hanno fatto storia; di diritti delle minoranze non ne vuole sentire parlare visto che per lui i messicani sono “tutti stupratori” e i profughi siriani devono tornare a casa. Al suo ingresso in politica, ha incarnato la parte più estrema del Tea Party, si è opposto con tutte le sue forze all’elezione di Obama e si è scagliato contro i repubblicani stessi perché troppo deboli.
Se saranno davvero la Clinton e Trump a sfidarsi per la Casa Bianca, sarà un percorso a ostacoli, tra veleni e polemiche: alla fine toccherà agli americani scegliere tra la signora della politica e il rude miliardario.
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