[didascalia fornitore=”altro”]Foto di ambrozinio/Shutterstock[/didascalia]
A Rustega di Camposampiero in provincia di Padova un detenuto di origini albanesi si è rivolto al parroco per chiedere ‘asilo’ presso la sua chiesa: in questo modo avrebbe potuto ottenere i domiciliari. Don Marco Scattolon però non si è sentito nelle condizioni di poterlo aiutare e così si è rivolto ai suoi concittadini: ‘Caro parrocchiano se hai del coraggio ti invito ad ospitare un carcerato albanese di 42 anni ai domiciliari’.
Il messaggio del parroco ai cittadini di Rustega spiega poi perché non intende ospitare il detenuto della sua chiesa: ‘Lo farei io stesso, ma sono combattuto perché da pochi mesi ho allontanato dalla canonica un marocchino che non si stava comportando bene’.
Come spiega Il Gazzettino di Padova, è stato lo stesso detenuto a rivolgersi con una lettera a don Marco Scattolon, chiedendo ospitalità: ‘Caro padre le chiedo di accogliermi nella sua parrocchia. Se da parte sua c’è la possibilità di darmi ospitalità, mi concederebbero i domiciliari e così potrei reinserirmi nella società recuperando anche i rapporti con mia moglie e mio figlio che non ho potuto vedere da quando è nato. Potrei fare del volontariato senza retribuzione; sono giovane e con tanta voglia di fare, disposto a qualsiasi lavoro, vedrà che non la deluderò’.
Dinanzi al ‘no’ di don Marco, il detenuto albanese non ha desistito e ha scritto nuovamente al parroco: ‘Del suo no ne ha anche ragione, vista la delusione con un’altra persona che ha avuto. È vero che ho commesso degli errori e non ne vado fiero, anzi mi pento di aver spacciato droga facendo del male, ma come la penso oggi non lo rifarei più. Nella mia vita ho ricevuto solo no, non sono mai stato aiutato, ho sempre dovuto arrangiarmi, soffrendo molto’.
La seconda missiva del detenuto si chiude con l’ennesimo disperato appello: ‘Mi dia la sua disponibilità o anche magari di un suo parrocchiano. Potrei dare una mano per qualsiasi tipo di aiuto’. Dinanzi a quelle parole Don Marco ha pensato di rivolgere la richiesta ai suoi parrocchiani, perché aprano il loro cuore e le loro dimore a una persona bisognosa di solidarietà e benevolenza.
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