Si possono prevedere i terremoti? Se è possibile prevedere un terremoto se lo chiedono in molti, giornalisti, esperti da salotto televisivo e persone comuni. La recente moltitudine di fenomeni sismici che hanno interessato il Centro Italia dall’estate 2016 ci ha fatto comprendere come un sistema per conoscere esattamente giorno ed ora in cui si manifesterà in un dato luogo un evento tellurico è impossibile allo stato attuale delle nostre conoscenze. Tuttavia gli esperti che monitorano costantemente il territorio sanno che esistono dei segnali ‘anomali’ che consentono di capire se si può prevedere un terremoto con maggior probabilità, dei parametri geofisici che variando fungono da precursori di un sisma. Se dunque ad oggi come prevedere un terremoto resta un obiettivo da raggiungere attraverso la ricerca e gli studi futuri, vediamo quali sono le conoscenze possibili tra scienza e tecnologia, i famigerati segnali che consentono agli esperti di comprendere i sommovimenti di un determinato territorio. E cerchiamo di rispondere alla domanda fatidica: si possono prevedere i terremoti?
Gli studi per l’identificazione di precursori sismici per definire se si possano prevedere i terremoti sono numerosi in Italia come altrove, ma al momento si tratta di previsioni approssimative che non possono essere utilizzate per lanciare allarmi precisi alla popolazione. Tuttavia è sulla scorta di questi precursori sismici che un domani forse sarà possibile per la scienza imparare a prevedere i terremoti: quello che oggi possiamo sapere, una volta individuate le aree sismo-genetiche, studiata la loro sismicità storica e recente, l’assetto tettonico e geologico, è la pericolosità sismica di un dato territorio, e adottare le necessarie misure di prevenzione che possano mitigare le conseguenze dei terremoti sul patrimonio edilizio e sulle persone. Quindi diciamo che sì, al momento si possono prevedere terremoti ma solo in maniera estremamente approssimativa, probabilistica o statistica, ma non esiste certezza su giorno, orario e luogo in cui un sisma si andrà a verificare e non si può determinare in anticipo se si tratterà di scosse minori o di terremoti forti e distruttivi.
Prevedere un terremoto: i precursori sismici
Se dunque alla domanda: ‘Si possono prevedere i terremoti?’ la scienza al momento deve rispondere di no, i cosiddetti precursori simici sono la base di possibili studi e ricerche foriere di nuovi sviluppi, che potrebbero un giorno forse dirci con esattezza quando si verificherà un sisma. Tra questi precursori monitorati dai sismologi citiamo la variazione anomala della velocità delle onde sismiche, quella del contenuto di gas radon nelle acque di pozzi profondi, i movimenti della crosta o mutamenti nel livello delle acque di fiumi e di laghi, solo per citarne alcuni tra i più rilevanti.
Prevedere i terremoti: le difficoltà della scienza
Come studia la scienza il terremoto? I tentativi di previsione effettuati dagli esperti si fondano sul cosiddetto periodo di ritorno, ovvero sulla ricorrenza ad intervalli regolari di episodi sismici di simile natura. Questo modello funziona in alcuni casi, ma esistono circostanze più complesse che danno vita a variazioni degli elementi su cui si fondono tali ricorrenze. La distribuzione del numero di terremoti che superano una data magnitudo in un determinato luogo segue una legge statistica denominata Gutenberg-Richter, fondamentale per il calcolo del rischio sismico a lungo termine, consentendo, almeno in linea teorica, di prevedere un terremoto di elevata intensità partendo dalla conoscenza di eventi più piccoli, misurabili con una certa precisione. La stessa legge si applica per le cosiddette scosse di assestamento, ovvero fenomeni sismici di minore intensità che si susseguono ad intervalli più o meno costanti dopo un terremoto, come anche per lo sciame simico, ossia quando si verificano sulla stessa faglia fenomeni di analoga magnitudo, un effetto domino che coinvolge vari segmenti di faglia.
Tuttavia il meccanismo di rottura delle faglie è caratterizzato da un’ampia variabilità correlata a diversi processi dei sommovimenti del terreno, senza contare che l’innescarsi della rottura sismica è assai sensibile alle sollecitazioni statiche e dinamiche dovute ad altri sismi anche a notevole distanza: tutto ciò rende ancora più difficile prevedere il verificarsi di grandi terremoti a breve termine. Al contrario delle previsioni meteorologiche, i sismologi non hanno a disposizione dei sensori posizionati all’interno della crosta terreste, e dunque tutto ciò che accade nella profondità, nelle viscere della terra, resta sostanzialmente ignoto, o meglio viene a conoscenza degli scienziati solo ciò che si riverbera successivamente sulla superficie.
Tecnologia per prevedere i terremoti
Il sogno di riuscire un giorno a prevedere un terremoto passa inevitabilmente per la ricerca e lo sviluppo tecnologico: esistono diversi studi già applicati in molti Paesi che forniscono un sistema di allerta sismico per avvertire la popolazione tramite smartphone, cercando di ridurre i danni materiali e soprattutto le vittime. Una certa notorietà l’hanno raggiunta negli ultimi tempi i ricercatori dell’Università della California a Berkeley, i quali hanno ideato una nuova app, MyShake, che monitora l’attività sismica tramite i sensori del telefono mobile, e che potrebbe nel prossimo futuro offrire un valido supporto in combinazione con una tecnologia di allerta quale ShakeAlert, che consentirebbe di inviare un avviso precoce dell’approssimarsi di un evento sismico alla popolazione. Ulteriori studi condotti negli ultimi anni infine mettono al centro del loro interesse il radon, un gas radioattivo prodotto dal decadimento naturale dell’uranio, che si ritiene possa essere rilasciata dalla faglia prima di un terremoto: secondo questa corrente di studi, si può prevedere un terremoto, o meglio si potrebbe ottenere buona stima di previsione, considerando il radon come precursore dei fenomeni sismici, sviluppando di conseguenza una tecnologia in grado di accertarne il rilascio sotto la crosta.
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