Il ministero della Difesa insieme al Viminale ha dato il via ai lavori per la realizzazione di nuovi 12 centri per il rimpatrio dei migranti che si troveranno in 12 regioni differenti. Tutti verranno realizzati in aeree facilmente controllabili e con scarsa densità abitativa. Al vaglio ci sono strutture dismesse come ex caserme che sono state individuate dalle prefetture presenti sui territori interessati.
L’obiettivo è quello di rispondere all’emergenza migratoria in tempi brevi, ma anche quello di incrementare il numero di posti disponibili all’interno dei centri. Proprio per questo verranno ristrutturate le strutture già esistente ed eseguite le operazioni di ampliamento delle strutture già attive sul territorio. Il ruolo della Difesa non cambierà, si occuperanno solamente di presidiare le zone esterne e di fare i lavori necessari, le gestioni dei centri restano in mano a terzi.
Viminale e Difesa al lavoro per realizzare nuovi 12 centri per il rimpatrio dei migranti
Per poter raggiungere l’obiettivo di avere un Centro per il rimpatrio dei migranti all’interno di ogni regione saranno almeno 12 le strutture che dovranno essere realizzate, ad indicarlo è Matteo Piantedosi che è il ministro dell’Interno.
Il Governo Meloni si è attivato per incrementare il numero di posti disponibili per i migranti che dovranno essere rimpatriati. Il piano prevede la creazione di nuovi centri per il rimpatrio e anche il ripristino di quelli che sono già esistenti.
L’obiettivo è quello di riuscire a far partire i lavori velocemente così da poter contrastare al meglio l’emergenza migranti a cui stiamo assistendo nelle ultime settimane, abbiamo fatti visto come siano aumentati gli sbarchi e alcune strutture siano vicino al collasso.
Nella giornata di ieri, 19 settembre 2023, si è tenuto il primo incontro tra tecnici del Viminale e i membri del ministero della Difesa con lo scopo di individuare le aeree dove sarà possibile realizzare i nuovi centri.
L’analisi è partita seguendo le indicazioni ricevute da parte delle prefetture che sono site sul territorio italiano. L’obiettivo è quello di trovare edifici che si trovino in aeree scarsamente popolate e che siano facili da sorvegliare.
Proprio per questo sono state prese in considerazione strutture dismesse come ad esempio vecchie caserme non più usate. Le regioni considerate al momento sono Calabria, Campania, Molise, Marche, Toscana, Abruzzo, Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Liguria e Valle d’Aosta.
Il lavoro iniziato dal Viminale e dal Ministero della Difesa prevede anche la programmazione dell’ampliamento delle strutture già disponibili, oltre alla ristrutturazione di quelle già in uso.
Tutti i centri esistenti dovranno essere operativi al 100%, spesso queste strutture si presentano danneggiate a causa proprio degli ospiti e per questo possono essere utilizzate solo in parte.
Ad esempio il numero di posti al momento libero nelle strutture di Bari, Roma, Brindisi, Trapani, Caltanissetta, Potenza, Macomer, Milano e Gorizia sono circa 619 ma potrebbero ospitarne fino a 1338. In questi numeri viene conteggiato anche il centro di Torino che è stato chiuso dopo essere stato danneggiato.
Nessun cambiamento nella gestione dei centri
Attualmente il funzionamento dei centri è di competenza dei prefetti che affidano a terzi la gestione delle strutture, generalmente sono privati che vengono scelti attraverso dei bandi.
Loro si occupano del rapporto con i migranti che vengono trattenuti e del funzionamento interno del centro.
All’esterno invece viene svolto un servizio di presidio da parte delle forze dell’ordine, le forze dell’ordine però hanno la possibilità di entrare nelle strutture solo su richiesta dei gestori o in casi di emergenza.
La Difesa perciò continuerà a svolgere il suo classico ruolo nonostante gli ampliamenti e i nuovi centri, senza perciò partecipare direttamente al controllo delle strutture ma si occuperà solo della loro realizzazione.
La scelta di trattenere un migrante è in mano al questore che emette un provvedimento che deve essere trasmesso entro 48 ore dall’adozione, ed è in genere il giudice di pace nell’area competente a convalidarlo. Anche nel caso vi sia una proroga dovrà essere comunque convalidato.