La situazione continua ad essere drammatica in Emilia Romagna, che deve vedersela ora con i prezzi di stivali e pale rincarati di parecchio. La popolazione deve vedersela ora con il fango e il ritorno alla normalità per raggiungere la quale ci vorrà ancora molto, moltissimo tempo, e questi tipi di oggetti risultano fondamentali per poter librare dalla melma quanto rimane delle abitazioni. Una mercificazione condannata con durezza dal Comune di Forlì, che ha voluto vederci chiaro e sta facendo eseguire dei controlli da parte delle forze dell’ordine sul territorio.
Pare incredibile ma c’è chi cerca di guadagnare dalla sciagura che ha colpito la popolazione dell’Emilia Romagna. Di recente, si è verificato un aumento nei prezzi di oggetti fondamentali per ripararsi e provvedere allo sgombero delle grandi quantità di fango e detriti accumulatesi in seguito all’alluvione che ha colpito la regione. Ora, tuttavia, i problemi riguardano il fango e il pericolo di frane, al punto che a Forlì le scuole rimarranno chiuse anche domani. Nel frattempo, proprio il sindaco della cittadina ha deciso di far intervenire le forze dell’ordine affinché eseguano controlli su questi di sciacallaggio e mercificazione.
“È in corso un’azione di monitoraggio capillare da parte delle Forze dell’Ordine sull’aumento ingiustificato dei prezzi di beni e materiali di prima necessità, collegati all’emergenza inondazione in corso (stivali, pale, guanti, giacche e tute impermeabili, etc…)” ha spiegato in una nota la municipalità di Forlì.
“Le autorità competenti sono state sollecitate dall’Amministrazione comunale allo scopo di tutelare i cittadini e contrastare un fenomeno speculativo ignobile e inaccettabile, reso ancor più grave dal fatto che si sovrappone a una catastrofe senza precedenti per il territorio di Forlì” si è quindi conclusa la comunicazione da parte del Comune.
Questi oggetti mai come ora sono infatti necessari alla popolazione per poter liberare da fango e detriti l’interno delle abitazioni, flagellate dalla pioggia e le esondazioni dei fiumi dei giorni scorsi, inoltre vengono utilizzati anche per potersi muovere nelle strade, ancora allagate e fangose, per recarsi a prendere gli alimenti o i beni di prima necessità, ove possibile.
Si tratta pertanto di un atto davvero scandaloso e di grande insensibilità, nei confronti di una popolazione già pesantemente colpita dalla tragedia, e che ora deve cercare di risollevarsi appena possibile. Intanto domani si terrà il Cdm dedicato proprio agli aiuti da poter fornire alla regione, e si ipotizza l’invio di 100 milioni di euro da parte del Masaf, una somma, tuttavia, ben lontana da quella che serve, spiega proprio il ministro Lollobrigida.
Sfortunatamente, accanto alla tragedia a livello umano e i danni subiti dalle abitazioni della popolazione emiliano romagnola, si dovranno considerare anche i danni all’industria agricola, con 5.000 aziende coinvolte, secondo Coldiretti, che hanno perso intere coltivazioni e numerosi capi di allevamento.
Ciò comporterà di conseguenza un aumento nei prezzi di frutta e verdura, che già prima dell’alluvione, si prevedeva sarebbero aumentati del 7,6%. A seguito di tale evento, però, è prevedibile che costeranno ancora di più.
Inoltre, c’è da considerare che la forte vocazione agricola del territorio aveva reso l’Emilia Romagna in molti casi il maggior produttore di alcune specie vegetali o animali. Tra la frutta più a rischio che nelle prossime settimane faremo fatica a trovare troviamo i kiwi, le susine, le pesche e le albicocche, ad esempio.
Stando alle stime, sarebbero 10-15 milioni gli alberi da frutto che dovranno essere estirpati o abbattuti, con la conseguenza che la frutta di stagione disponibile nei prossimi mesi si ridurrà di circa il 20%.
“L’alluvione ha distrutto i prodotti di stagione come pere, mele, susine, kiwi e vigne, in piena fase di maturazione per cui vi sarà una generale diminuzione della qualità e della quantità di frutta e verdura, con un incremento dei costi” ha dichiarato il presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini.
Purtroppo questi risultati si protrarranno per almeno 4-5 anni, il tempo necessario a far crescere gli alberi e provocherà anche rischi a livello di occupazione per i lavoratori agricoli, circa 50.000, poiché le aziende dovranno sostenere spese ingenti per ripartire.
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