L’Unione Europea ha trovato, dopo mesi di consulti, un Price cap sul gas russo che presto sarà introdotto sul mercato. Alla normativa introdotta sì sono uniti anche i paesi del G7 e l’Australia. Che hanno così allineato i prezzi all’Europa.
Nonostante questa sia una nuova forma di sanzione che ha come scopo innanzitutto di mantenere i prezzi calmierati per le nazioni occidentali seppu avendo lasciato una soglia molto alta per non alterare i mercati e i rapporti coi fornitori esistenti. La Russia sembra non risentire più di tanto di queste nuove normative punto
Tale manovra strata introdotta per cercare di mantenere equilibrati i prezzi del mercato globale del petrolio e dare un tetto al prezzo del gas russo. Che vuol dire eliminare i profitti forniti dall’aumenti del prezzo che sovvenzionano fondamentalmente la nazione russa e le sue truppe in Ucraina. La reazione di Mosca il merito alle decisioni prese non si è fatto attendere e il Cremlino ha spiegato la sua posizione.
Il price cap o tetto al prezzo del gas russo è una questione che ha tenuto davvero impegnata l’Unione Europea negli ultimi mesi.
Il primo a voler fortemente la manovra è stato l’ex premier Draghi che ha analizzato la situazione dei mercati globali, arrivando alla conclusione che, nonostante la manovra potesse avere ripercussioni anche negative sulle relazioni internazionali, avrebbe però portato sicuro beneficio al mercato del gas e se fatta in maniera intelligente non avrebbe creato troppo caos tra i fornitori esistenti e il mercato ridisegnato.
La decisione che è arrivata nelle ultime ore e che verrà attuata e messa in vigore da lunedì 5 dicembre non è arrivata senza contrasti.L’Unione Europea ha dovuto consultarsi per mesi per arrivare una decisione unanime e Ursula von der Leyen ha finalmente è riferito che è stata presa una decisione approvata dalla maggioranza. Il price cap è stabilito a 60 dollari al barile E mira alla stabilizzazione del mercato che, dato gli eventi causati dal conflitto in Ucraina, hanno provocato un rallentamento nelle forniture ed un’impennata dei prezzi che ha a sua volta provocato la crisi energetica europea e internazionale.
L’arma energetica è diventata a tutti gli effetti un potere in mano russo e Vladimir Putin è a conoscenza di questo suo grande privilegio e lo sfrutta per arrecare danno e mettere in difficoltà le popolazioni accidentali. Riuscendo nel concreto a rendere il quotidiano degli Stati europei molto complicato.
Se lo scopo di Putin era quello di creare contrasti all’interno dell’ Unione Europea europea e disagio in merito all’approvvigionamento energetico il suo piano è riuscito in pieno. L’economia internazionale ha risentito enormemente di questa situazione creata appositamente dal presidente russo.
L’Australia e i paesi del G7 si sono allineati al price cap UE e così sostanzialmente viene ridefinito il mercato a livello globale. Questo ha infastidito enormemente Mosca che vede un complotto guidato dagli Stati Uniti nel portare avanti una campagna di odio verso la Russia.
Nonostante l’intento dell’Unione Europea sia quello di creare un disagio a Putin e sulla Nazione Intera per evitare di sovvenzionare, tramite i prezzi schizzati alle stelle del gas la guerra in Ucraina ma anche per mettere in difficoltà le istituzioni e creare dissapori all’interno del governo, la Russia non sembra scalfirsi o almeno quasi nulla fino alle sanzioni ricevute fino ad ora.
Putin è infastidito dalle decisioni prese dall’Ue e dagli alleati in merito al price cap ma non preoccupato.
L’ambasciata russa a Washington ha scritto in una nota ufficiale: “Nascondendosi dietro nobili principi, gli strateghi di Washington mantengono un muro di silenzio sul fatto che i disequilibri dei mercati dell’energia scaturiscono dalle loro azioni maligne, a partire dalle sanzioni contro la Russia e il bando di importazioni di energia dal nostro Paese”.
L’ambasciata ha poi concluso: “Con la tenacia richiesta a migliori obiettivi, l’Occidente collettivo sta cercando di ridefinire i principi alla base del libero mercato. Passi come questo inevitabilmente si ripercuoteranno in una maggiore incertezza e in costi più alti, per i consumatori, per le materie prime. E d’ora in poi, nessun Paese sarà immune all’introduzione di price cap di ogni tipo sulle sue esportazioni”.
Soltanto poche ore prima Biden aveva dichiarato che un dialogo futuro con Putin poteva anche essere un opzione fattibile, dopo l’incontro con Macron che si è proposto come si mediatore in Russia.
Il Cremlino ha però riferito tramite Peskov che finché non ci sarà una reale apertura in merito agli interessi anche della parte russa non è possibile mediare. Le condizioni imposte dagli Usa non sono state accolte con apertura in quanto Putin non crede alle buone intenzioni statunitensi.
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