Secondo alcune indiscrezioni sarebbe imminente l’annuncio da parte dell’ex presidente U.S.A. Donald Trump di una sua nuova discesa in campo per le elezioni del 2024.
Si rimpallano da ore voci di un incombente proclama del tycoon newyorkese sulla sua ricandidatura alle prossime votazioni presidenziali, anche se non è ancora chiaro quando avverrà la dichiarazione.
Trump e gli Stati Disuniti d’America
Oramai di dubbi ve ne sono rimasti assai pochi: Donald Trump vuole ricandidarsi alla Casa Bianca. L’ex presidente, in carica fino al gennaio 2021, non aveva mai nascosto il suo desiderio di riottenere la posizione di potere e d’altronde l’egocentrismo e la megalomania del personaggio lasciavano già intendere una scelta di questo tipo.
Così, dopo la sconfitta elettorale, la bagarre sull’illegittimità dei voti, quando non assegnati a lui, e la complicità, per ora solo presunta, nell’assalto al Campidoglio (sede del Parlamento a stelle e strisce), il magnate del mattone ci riprova.
Trump è conscio di aver lasciato un segno profondo nella società e nelle istituzioni americane, soprattutto dal punto di vista comunicativo. I suoi quattro anni di presidenza dalle fila del gruppo conservatore dei Repubblicani ha generato faglie difficili da rimarginare per il tessuto sociale statunitense.
Egli ha difatti cavalcato il risentimento delle masse interne al Paese, quell’America profonda così divergente se non oppositiva alle coste oceaniche, le quali irradiano nel mondo l’immagine U.S.A. quale paradiso di diritti, libertà, attenzione alle minoranze, pacifismo.
Il corpo interno degli Stati Uniti è tutt’altra cosa: un territorio impoverito dalla economia d’importazione perseguita da Washington per rendere dipendenti dal proprio denaro gli alleati (o vassalli) dell’impero U.S.A.; una landa profondamente turbata dalla mollezza delle coste, impegnate a difendere diritti di genere e razza mentre le truppe statunitensi subiscono figuracce internazionali (vedi ritiro dall’Afghanistan); un faccia dell’America che teme gli immigrati, poiché li vede quali orde al di là del fiume (e non dell’oceano come per le coste) pronte a eradicare i sani valori e geni W.A.S.P. (lett. “Bianchi Anglo-Sassoni Protestanti); una regione che spesso fa dell’arma personale, della “difesa” della vita embrionale e del complottismo suoi status.
Trump ha saputo cogliere questi malumori e queste linee di rottura: le ha alimentate, cavalcate e ne è stato infine travolto il 6 gennaio 2021.
Nonostante ciò è pronto a riprovare, conscio che la sua dipartita dalla Casa Bianca non ha parimenti fatto evaporare quelle divisioni, che anzi permangono inalterate se non rafforzate.
La ricandidatura del tycoon
Ma quando è previsto l’annuncio? I commentatori si biforcano sul punto: secondo alcuni l’intenzione del tycoon è di presentare la sua nuova candidatura entro l’estate, o comunque non oltre le elezioni di Midterm di novembre 2022; secondo altri l’ex presidente attenderà ancora per osservare almeno il voto di metà mandato e monitorare così l’andamento delle votazioni, considerando anche l’ampio margine di tempo che intercorre prima delle presidenziali del 2024.
Eppure molti scommettono che la boria e la ricerca di attenzione mediatica porterà Trump a cercare l’uscita clamorosa, l’annuncio spiazzante che faccia riconcentrare i media a stelle e strisce su di lui.
Tale manovra in realtà avrebbe anche lo scopo celato di offrire al magnate un riparo propagandistico alle indagini che stanno tentando di appurare il suo coinvolgimento alla protesta del 6 gennaio 2021 che portò alla violazione illecita del Campidoglio da parte dei manifestanti lì presenti e poco prima aizzati dallo stesso Trump. Ricandidandosi “The Donald” potrebbe urlare al processo politico, alla macchinazione dello stato profondo U.S.A. per screditarlo ed impedire alla sua voce di rischiarare la mente di milioni di americani.
Se a livello internazionale le turbolenze non mancano, negli Stati Uniti potrebbe aver luogo un terremoto sociale: nei prossimi giorni sarà bene fare attenzione ai sismografi.